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TERAMO – “Un giorno capirai quello che oggi ingiustamente stiamo vivendo: ecco perchè io non smetterò mai di combattere per la mamma e per te”. Salvatore Parolisi, in carcere a Teramo con l’accusa dell’uxoricidio di Melania Rea, dal carcere scrive una lettera indirizzata alla figlia Vittoria. Recluso dal 19 luglio scorso, perché accusato di aver ucciso la moglie Melania Rea, chiede ai suoi legali, Valter Biscotti e Nicodemo Gentile, di recapitare il testo della lettera agli organi di informazione.

 

ALCUNI PASSI DELLA LETTERA – Nella lettera lo sfogo di un padre che non può veder crescere la sua figlia, dopo che la corte d’Appello del tribunale dei minori di Napoli, accogliendo il ricorso della procura minorile, ha sospeso la potestà genitoriale fino alla conclusione del processo in corso con un rito abbreviato:da allora Parolisi detenuto, può sentirla al telefono soltanto due volte a settimana. “Dal primo giorno di carcere ho sempre chiesto di vederti anche per poco – scrive Parolisi alla figlia di due anni – il tempo di una carezza, di un bacio… Mi sento preso in giro quando penso che eri a pochi metri da me e non ti ho potuto riabbracciare e riempirti di coccole e baci. Adesso molti pensano che non potendoti vedere sia un’ulteriore punizione nei miei confronti, ma non capiscono che stanno facendo del male soprattutto a te, figlia mia”. Il caporalmaggiore napoletano vorrebbe che tutti, giudici compresi, “ascoltassero le tue parole che ogni volta mi dici al telefono: “Papà quando vieni dal lavoro? Papà sei nel mio cuoricino”, oppure quando cantiamo al telefono le nostre canzoncine. Io ti prometto cara figlia mia, che mai niente potrà separarci perché tu sei il frutto dell’amore di mamma e papà”.