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FERMO – Nella Brambatti, sindaco di Fermo, è intervenuta oggi sulla vicenda del riordino delle province, tema sul quale i comunicati-stampa degli enti locali coinvolti si susseguono ormai giornalmente. “Ritengo ingiusto il giudizio di chi afferma che “i Sindaci non amano Fermo”. Il territorio, rappresentato proprio dai Sindaci, ha dimostrato grande sensibilità e piena consapevolezza di cosa possa significare il venir meno della Provincia di Fermo”.

COMUNIONE DI INTENTI – A riprova di ciò il primo cittadino ricorda la partecipazione compatta di tanti sindaci, rappresentanti istituzionali e cittadini al consiglio comunale aperto del 28 agosto. Ci sarebbe quindi una volontà condivisa a livello territoriale di difendere la neonata provincia di Fermo, anche e soprattutto attraverso “un atto deliberativo votato all’unanimità in cui si chiede alla Regione di promuovere la questione di legittimità costituzionale (del decreto sulla spending review) dinanzi alla Corte Costituzionale”.

IL MAXI ENTE- “L’ente di secondo livello che si va a prefigurare in sostituzione delle Province – continua la Brambatti – è stato deciso per decreto senza alcuna condivisione e partecipazione, non potrà assicurare abbastanza efficienza e capacità gestionale e, soprattutto, non sarà caratterizzato da alcun radicamento”. L’istituzione della provincia di Fermo, invece, è stata caratterizzata da un iter democratico, dal rispetto dei meccanismi previsti in Costituzione e dalla partecipazione di tutto il territorio, “nella convinzione che questo ente potesse davvero incidere su questioni dirimenti, come il lavoro e la formazione, temi che invece sono rimasti fuori dall’attuale discussione”.

IL CAL – Secondo la Brambatti andava avviato un confronto aperto, un dialogo costruttivo che, coinvolgendo le istituzioni ai vari livelli, avrebbe garantito serietà alla discussione ed evitato inutili campanilismi ed “esibizionismi in difesa di ipotesi al di fuori di quanto stabilito dalla legge”. La Brambatti si riferisce all’ipotesi vagheggiata nei giorni scorsi in seno alla Conferenza delle Autonomie Locali riguardante un possibile ritorno al sistema a quattro province. Va ricordato che il Cal è stato incaricato dalla legge 135 – che ha convertito il decreto sulla spending review – di formulare un’ipotesi di riordino delle province da inviare alla Regione entro 70 giorni dalla data di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della legge stessa, varata il 7 agosto. Proprio il Cal, al termine della seduta del 31 agosto, aveva inviato una richiesta ufficiale (la seconda) al presidente della Giunta Regionale delle Marche Spacca per sapere se la Regione intendesse o meno fare ricorso alla Corte Costituzionale. Ad oggi sembra che la Regione non intenda farlo, come sottolineato ieri dal presidente della Provincia Cesetti tramite comunicato.

TERTIUM NON DATUR – Secondo il Sindaco Brambatti quindi – ed è un’opinione condivisa anche a livello provinciale – “tertium non datur”. O si ricorre alla Corte Costituzionale per dichiarare incostituzionale la legge 135 laddove con legge ordinaria si cerca di intervenire su temi e questioni che molti non esitano a definire di palese stampo costituzionale. O ci si attiene al contenuto del decreto stesso, procedendo quindi alla creazione del nuovo maxi-ente locale che dovrà sorgere dalle ceneri delle attuali province di Fermo, Macerata e Ascoli Piceno. Nè il Sindaco nè il Presidente della Provincia di Fermo sarebbero quindi disposti a sottostare a eventuali proposte “a sorpresa” del Cal, e se questo poi dovesse accadere la Regione Marche avrà l’occasione di dimostrarsi coerente con il rifiuto di proporre ricorso alla Corte Costituzionale. Affermava ieri Cesetti: “se la Giunta Regionale condivide i contenuti del decreto – e così sembrerebbe proprio sulla base del mancato ricorso –  essa non potrà limitarsi a “ratificare” l’orientamento del CAL nella malaugurata ed improbabile ipotesi che esso si esprima per le quattro Province; né potrà avallare eventuali “furbizie” che si stanno delineando a vantaggio di qualche territorio”. A tal proposito, comunque, le dichiarazioni del vice-presidente della Giunta Regionale Petrini fanno ben sperare: “Tornare a quattro province sarebbe poco serio e poco utile proprio perché se prevale il principio della deroga (rispetto a quanto stabilito dal decreto) viene meno il senso dell’intervento complessivo e governo e parlamento farebbero una figura ridicola. O si va avanti in un modo che rappresenta comunque un’evoluzione oppure tanto vale non fare nulla”. Significativo è il monito del Sindaco Brambatti: “si rischia una guerra tra poveri, tra territori che si troveranno a gestire pochissime risorse in futuro, dando spazio alle manovre dei potenti di turno. Questo, una democrazia matura non se lo può più permettere”. (Lorenzo Marziali)