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L’organizzazione Greenpeace ha condotto un’indagine su di un campione di 141 vestiti di 20 diversi marchi famosi in tutto il mondo. Il risultato? Due terzi degli abiti prodotti in Paesi in via di sviluppo sono risultati tossici.

 

Le aziende coinvolte sono delle più note: Benetton, Jack&Jones, Only, Vero Moda, Blazek, C&A, Diesel, Esprit, Gap, Armani, H&M, Zara, Levi’s, Victoria’s Secret, Mango, Marks&Spencer, Metersbonwe, Calvin Klein, Tommy Hilfiger e Vancl. In alcuni dei loro capi d’abbigliamento sono stati rinvenuti ftalati, coloranti contenenti ammine cancerogene e nonilfenoli etossilati. Questi ultimi sono prodotti chimici usati come detergenti in diversi processi industriali che, una volta utilizzati e scaricati, si decompongono in un sottoprodotto molto tossico considerato un interferente endocrino. “La sola Zara produce 850 milioni di capi di vestiario ogni anno”, afferma l’organizzazione. “Si può immaginare – ha sottolineato Li Yifang di Greenpeace – l’entità dell’impronta tossica lasciata sul pianeta, soprattutto in alcuni Paesi in via di sviluppo come la Cina dove molti di questi prodotti vengono realizzati”. Per chiedere a queste grandi aziende, e a Zara in primis, di eliminare la presenza di tali sostanze nocive nei loro prodotti, Greenpeace ha lanciato una petizionealla quale tutti possono aderire.