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PESCARA – Centinaia di persone ieri, hanno sfilato lungo le vie di Pescara per ricordare e chiedere chiarezza sulla vicenda di Roberto Straccia, il 24enne di Moresco (Fermo) scomparso dal capoluogo adriatico il 14 dicembre 2011 e trovato morto il 7 gennaio scorso sul litorale di Bari. La manifestazione ha preso il via davanti al Porto turistico ”Marina di Pescara”, una delle zone in cui le videocamere di sorveglianza ripresero per l’ultima volta il 24enne, per poi sfilare lungo la riviera, fino a raggiungere la centrale piazza della Rinascita, dove gli amici del giovane hanno dato vita a un sit-in. All’iniziativa hanno partecipato, tra gli altri, i genitori e la sorella di Straccia, il sindaco di Pescara, Luigi Albore Mascia, il primo cittadino di Moresco, Amato Mercuri, e gli amici piu’ stretti del giovane, molti dei quali giunti con tre pullman dalle Marche, oltre all’associazione calcistica Spes-Valdaso, squadra in cui giocava il 24enne, e associazioni di vario genere.

IL RICORDO DI ROBERTO STRACCIA – Tanti gli striscioni e i manifesti realizzati dagli amici. “Ogni scritta che leggiamo qui oggi – ha affermato il padre, Mario – merita una risposta e l’archiviazione del caso non è affatto una risposta, ma, al contrario, i motivi per approfondire sono tanti. In questo anno Roberto è stato raccontato diversamente da quello che era e non so per quale motivo, ma spero proprio che qualcuno me lo spiegherà. Chi era davvero Roberto – ha sottolineato – non devo dirlo io, ma lo dicono tutti gli amici che oggi sono qui”.

NO ALL’ARCHIVIAZIONE DEL CASO STRACCIA – A conclusione del corteo i presenti, a partire proprio dai genitori, hanno consegnato ai passanti dei volantini contenenti le ragioni “per cui ci opponiamo all’archiviazione del caso”: dal corpo del 24enne che da Pescara ha sfidato le correnti arrivando “intatto, con scarpe, giubbotto e pantaloncini” fino a Bari, all’assenza nell’organismo di Straccia di alghe diatomee, presenti nel tratto di mare “in cui si presume che Roberto sia caduto”. “Se Roberto fosse vostro figlio, fratello o amico – hanno detto a gran voce gli amici rilanciando il contenuto del volantino – accettereste la chiusura del caso in silenzio e senza sapere la verità? L’archiviazione non è una risposta”.