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Il regista Enzo D’Alò dopo una fiaba di Rodari (La freccia azzurra), un racconto di Sepùlveda (La gabbianella e il gatto) e un romanzo di Ende (Momo alla conquista del tempo), decide di misurarsi ancora una volta con l’adattamento di un’opera letteraria, e arriva a coronare un sogno artistico e produttivo durato cinque anni con una rivisitazione personale del personaggio di Pinocchio. « C’era una volta… – Un re! – diranno subito i miei piccoli lettori. No ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno». Chi non conosce l’incipit di Pinocchio, anzi di Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino?

Il romanzo, scritto da Carlo Collodi (pseudonimo dello scrittore Carlo Lorenzini) a Firenze nel 1881 e pubblicato nel 1883, inizialmente spacciato come un semplice racconto per l’infanzia, è rientrato poi a pieno titolo nella letteratura, tanto da poter vantare interpretazioni in chiave simbolica, strutturalista o psicanalitica, e tanto da arrivare ad essere, tradotto in oltre 240 (!) lingue, il terzo libro più letto al mondo (dopo la Bibbia e il Corano). L’operazione intrapresa da D’Alò quindi fin dall’inizio non era facile: e il confronto a distanza, sul versante cinematografico, con i film di Benigni (2002) e quello per la TV di Comencini (1972), sul piano dell’animazione con quello di Disney (1940), poteva rappresentare un più che insidioso banco di prova. Ma si può senz’altro dire che la sfida sia stata vinta. E per diversi motivi. Non solo perché il fulcro della narrazione è il rapporto tra il burattino e Geppetto, e perché essi portano avanti un dialogo continuamente interrotto, con stati d’animo diversi, in una doppia assunzione di responsabilità – e in questo modo D’Alò riesce a trovare una strada per un lavoro che, pur innovativo e originale, si mantiene fedele al testo di Collodi; ma anche perché il regista si è potuto avvalere della collaborazione di due artisti straordinari: Lorenzo Mattotti e Lucio Dalla.

ILLUSTRI COLLABORATORI

Fumettista e illustratore dallo stile estremamente evocativo, che non dimentica la lezione dei grandi maestri della storia dell’arte, Mattotti si era già cimentato con la storia di Pinocchio per un libro pubblicato da Rizzoli nel 1990. In questa occasione, i colori netti dei suoi meravigliosi disegni proiettano lo spettatore, in un magico gioco caleidoscopico di movimento e di luce, in un mondo metafisico, bellissimo e lontano. Musicista eclettico, Lucio Dalla compone una colonna sonora contaminata da stili diversi ma non in contrasto tra loro, scrivendo e cantando con partecipazione emotiva le sue ultime canzoni. Il risultato complessivo finale è una fantasmagoria di luci, suoni e colori, che non trascura però l’importanza del messaggio, della morale, senza indulgere a toni smielati, e delle emozioni: e il film risulta così una delizia per gli occhi, per la mente, per il cuore. Imperdibile.

PINOCCHIO di Enzo D’Alò

Sceneggiatura: Enzo D’Alò, Umberto Marino

Con Gabriele Caprio, Rocco Papaleo, Paolo Ruffini, Maurizio Micheli, Pino Quartullo, Lucio Dalla