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COLLI DEL TRONTO – Un anno al passaggio di consegne. La giunta con al timone Tommaso Cavezzi dovrà fare i conti con le urne nella primavera 2014, e a Colli, in anticipo rispetto alle altre realtà della Vallata del Tronto, si scaldano i motori in vista del confronto elettorale. Tra le località abituate a governi rossi, Colli non dette a suo tempo il miglior spettacolo, visto che la compagine si divise fino a presentarsi con liste separate. Da un lato la lista “Colli in Comune” guidata appunto da Cavezzi, dall’altra la lista “Democrazia solidarietà e partecipazione” con al timone Margherita Giudici e all’interno nomi legati al Pd.

Chi gongolò all’epoca fu Arturo Verna, che, con la lista “Per Colli” riuscì a sfiorare la vittoria, soffiatagli da Cavezzi per una manciata di voti. Ora, i tempi sono cambiati. Non è certo se Cavezzi vorrà raccogliere una nuova sfida elettorale ponendosi al timone di questa squadra che pur fu vittoriosa. Da un lato esponenti della sua maggioranza, sono attratti da un eventuale bis. Qualcuno però comincia a strizzare l’occhio al Pd che nel frattempo, non è restato con le mani in mano ma ha condotto un’agguerrita opposizione, seppur con qualche tentativo di conciliazione, salvo poi tornare a dissentire fortemente ad esempio sulla questione della vendita dell’ex scuola di via Capucita. Un punto sul quale i democrat non indietreggiano di un millimetro e sul quale non ci potrebbe esser intesa, a meno ovviamente di un passo indietro della maggioranza. Un tema sul quale si ebbe la convergenza di Prc che insieme al Pd fu protagonista di una petizione con oltre 300 firme raccolte e protocollate.

Dunque, il maggior partito del centrosinistra prosegue incontri con i cittadini concentrandosi sul confronto programmatico più che sulle strategie, almeno sino ad ora. Eppure un nome che potrebbe guidare i democrat comincia a trapelare. È Fabio Straccia. ventiseienne, da tempo segretario della sezione Pd di Colli, che dal canto suo si dichiara “a disposizione della gente” del fatto che qualcuno faccia il suo nome e che risponderebbe ai requisiti di rinnovamento e anche alle voglie di “giovanilismo” dell’elettorato.