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ASCOLI PICENO – Quei 101 franchi tiratori che hanno impedito l’elezione condivisa poche ore prima del voto all’unanimità di Romano Prodi quale Presidente della Repubblica, hanno ferito profondamente anche i territori. I circoli e i militanti che hanno vissuto questo quinquennio (2008-2013) al suon di passione e devozione hanno vissuto il tradimento come un calcio al lavoro svolto. Uno scatto d’orgoglio quindi ha contraddistinto l’assemblea provinciale svoltasi lo scorso 23 aprile in cui è stato difficile frenare i contrastanti sentimenti della rabbia e della rassegnazione.

Era più che mai necessario elaborare un documento che desse voce anche a quelle realtà che con quanto si è compiuto nelle sedi romane non c’entrano nulla. Nel documento si definisce “incoerente con le indicazioni programmatiche espresse dal Pd e incompatibile con le indicazioni di voto degli elettori, la possibilità di dar vita a un Governo di forte caratura politica sostenuto da Pd e Pdl; specie quando esso veda al proprio interno esponenti che abbiano rivestito ruoli da protagonisti nei governi a guida Berlusconi e quindi tra i principali responsabili dell’attuale stato di degrado economico sociale e culturale del Paese“.

Ma l’organo per eccellenza del Pd locale è consapevole della necessità e dell’urgenza di dare seguito a riforme troppo importanti, e pertanto auspica la composizione di un governo che sia in grado di dare risposta ai cittadini realizzando quei provvedimenti “non più rinviabili”: risoluzione questione esodati, fondi per la cassa integrazione, individuazione di risorse immediate per ridare sostegno al lavoro e allo sviluppo. Problemi che vanno risolti e affrontati perché se da un lato c’è il bene del Pd dall’altro c’è quello del Paese, senza dubbio più importante. Perché un Paese che soffre non può appassionarsi della cosa pubblica. Un Paese che soffre può cedere sempre più all’abbraccio pericoloso dell’antipolitica.

Conditio sine qua non è però la riforma della legge elettorale ritenuta “tra le maggiori cause dello stallo del Paese” e di conseguenza la necessità di rispondere al grido della gente che chiede una contrazione dei costi della politica “riducendo oltremodo il numero dei parlamentari”. Anche questa azione non più procrastinabile, era già nelle intenzioni pre-elettorali del Pd, il quale però, a quanto pare, non è riuscito a comunicarla efficacemente ai cittadini. Il documento chiede infine ai deputati “eletti nella Regione Marche, che tengano presente le istanze ora espresse che peraltro riflettono quelle linee programmatiche che il Pd in campagna elettorale ha contribuito a diffondere tra i cittadini del territorio e che dunque sono insite nel mandato assegnato dagli elettori”.

Il passo più importante però, ai fini della sopravvivenza della stessa formazione politica, si ritrova nelle ultime righe del documento redatto dall’assemblea provinciale: l’organismo chiede infatti “l’avvio immediato della fase congressuale” per “individuare una linea comune sulla quale procedere e valori condivisi sui quali fondare le ragioni di un percorso comune del centro sinistra italiano e delle forze riformatrici di questo Paese”. La stessa esistenze ed evoluzione dei democratici passerà per questo evento. Ennesima trasformazione di logo, o nuovi contenuti? La soluzione potrebbe, in contrasto con il nuovismo ad ogni costo, risiedere nel recupero di quegli ideali forti che hanno fatto grande, a suo tempo, la sinistra italiana. Chi vivrà vedrà.