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“Io ero a letto, Reeva stava facendo i suoi esercizi Yoga. Sono ben cosciente delle numerose e frequenti effrazioni nel mio Paese. Ho sentito dei rumori provenienti dal bagno e sono stato attraversato da un senso di terrore. Non avevo le protesi, mi sentivo vulnerabile. Era buio e non ho visto che Reeva non era a letto. Ho temuto per la sua vita, ho preso la pistola che tenevo sotto al letto e sono sceso. Ho sparato i colpi contro la porta del bagno e sono tornato in camera che dire a Reeva di chiamare aiuto. Solo in quel momento mi sono accorto che non era lì. Ho preso una mazza e ho sfondato la porta, lì ho visto Reeva. Era ancora viva. Ho chiamato i soccorsi, i paramedici, e provato a trasportarla in ospedale. Ho provato a rianimarla, ma è morta tra le mie braccia. Non riesco a sopportare quello che è successo. Sono sicuro che gli esperti della scientifica potranno provare il mio racconto. Era sicuro che fosse un ladro, è stato un tragico incidente”. Il primo colpo sarebbe stato sparato nella stanza da letto, poi ha continuato a sparare, mentre Reeva si era rifugiata in bagno. Arrestato e interrogato dalla polizia viene accusato di omicidio ma dopo otto giorni di carcere e udienze, esce su cauzione e gli viene concessa anche la libertà vi poter viaggiare all’estero.