Articolo
Testo articolo principale

ASCOLI PICENO – Il progetto di riqualificazione dell’area ex Sgl Carbon va inserito nel Piano Regolatore Generale. Da questo assunto si muove l’azione del neonato comitato Area Carbon, presentato stamattina alla libreria Rinascita di Ascoli da Paola Romanucci, Ludovico Romani, Eugenio Simonetti e Stefano Odoardi. Un tema che continua a far discutere cittadini, istituzioni e privati che si trovano, ciascuno, a difendere interessi differenti nel nome di quella che dovrebbe essere una visione ‘comune’ e funzionale del futuro della città di Ascoli.

 

Il comitato, aperto a tutti i cittadini, si occupa della sensibilizzazione, attraverso un sito internet e campagne informative in strada, su quelle che sono – secondo i suoi fondatori – le criticità maggiori del progetto Restart. Ventisettemila ettari di terreno inquinato da bonificare in cui “si vogliono realizzare 350mila metri cubi di residenziale, un centro commerciale e un ufficio – spiega Paola Romanucci del comitato, avvocato ed esperta di diritto urbanistico -. Una visione che snatura completamente le linee guida del Prg presentate da questa amministrazione nel 2010 che facevano leva su una progettazione partecipata”. Mille e duecento appartamenti per accogliere tra le cinque e le seimila persone. “Viene da domandarsi come una città come Ascoli – continua Romanucci – possa assorbire tale richiesta abitativa. Questo comporterà un abbassamento del valore delle nostre case di proprietà e le necessità di molte altre opere di urbanizzazione che pagheremo coi nostri soldi”. 

 

Si parte dal presupposto che lo spazio a disposizione è un’occasione irripetibile per la città. “Non è chiaro, allora, come mai quest’opera sia una variante esterna del Prg, assieme alle altre vere azioni di trasformazione. Il Prg allora a cosa serve?”. E’ solo la prima, fondamentale, domanda che il comitato presenta online, contenute in una lettera aperta indirizzata a Cervellati, al centro “di quello che chiamiamo senza mezzi termini un conflitto di interesse: il professore – spiega Ludovico Romani, docente della facoltà di design e architettura – è il tecnico della variante urbanistica del Comune per il Prg stando però sul libro paga di Restart”. Dodici domande che si sintetizzano su una richiesta primaria: le dimissioni di Cervellati, “autore di una progettazione random e naif che manca di una visione interna alle strategie e alle esigenze cittadine”. 

“Vogliamo insomma, che si discuta di tutto ciò, vogliamo – precisa Paola Romanucci – che ci siano spiegati i motivi per cui si è strutturato il progetto in questo modo, al di òà della speculazione edilizia”. E a proposito di questo punto, è intervenuto Massimo Ubaldi, presidente della Consulta Costruttori Edili delle Marche e socio Restart: “Io per primo giudico questa operazione folle e fallimentare. Costruire troppo significherebbe dover vendere queste case a un valore molto basso, causando così un vero e proprio massacro del mercato immobiliare di questa città per i prossimi dieci o quindici anni. Siamo stati chiamati in causa per impedire a una società esterna, milanese, di accaparrarsi il progetto lasciandogli così carta bianca per una progettazione ben più dannosa per la città”. Ubaldi ha parlato di una “colletta” tra pochi imprenditori della città con un po’ di liquidità a disposizione, chiamati per correre ai ripari dal rischio di finire nelle mani sbagliate. “Adesso bisogna mettere questi privati nella condizione di uscire vivi da questa operazione, che avrebbe bisogno di un piano di edificazione ridotto almeno a un terzo di quello attuale e di un traino pubblico molto forte”. Ecco, allora, il monito al comitato: “è importante dare un’alternativa economicamente valida”.

Il dibattito è aperto e proseguirà nelle strade e su internet raccogliendo anche le proposte dei cittadini per “decidere assieme il futuro di questa città”.