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ASCOLI PICENO – Nuovo grido di allarme dell’Alveare sulla crisi lavorativa nel Piceno che ad ogni rilevazione semestrale fa registrare un nuovo triste record negativo. Il movimento di opposizione torna a invocare, come fece inascoltato ad Aprile, un Consiglio Comunale aperto per discutere della crisi, alla presenza di tutte le componenti politiche, economiche, civiche e associative cittadine. Un momento di discussione aperto come avvenne nel 2009 per la Manuli, con l’amministrazione che poi dovrà diventare l’elemento di spinta e coadiuvante di un tavolo di discussione permanente per cercare le migliori soluzioni per uscire da questo tunnel.

“Questo silenzio sulla crisi lavorativa da parte di Comune e Provincia non può continuare – spiegano il consigliere comunale Marco Regnicoli e Peppe Iachetti – perché su questo tema c’è bisogno che tutte le componenti facciano la loro parte, lasciando da parte le divisioni, perché la posta in palio è troppo delicata ed importante. Quindi facciamo questo nuovo appello al mondo politico ed economico così che questo silenzio possa essere rotto perché la città sta andando allo sbando e ognuno non può pensare solo al proprio orticello”.

“Non è vero che Comune e Provincia possono fare poco per fronteggiare questa crisi lavorativa – continuano le due “api” – loro hanno l’obbligo di esercitare una forte opera di coordinamento delle varie forze in causa, è dalla crisi della Manuli che la maggioranza non parla di lavoro nonostante le magliette di solidarietà con gli operai e una lista chiamata”Lavoro e legalità”, manifestazioni poi come L’Altra Italia e Italiacamp sono state solo passerelle che nulla hanno portato di buono per la città. Non è solo aprendo cantieri che danno lavoro momentaneo con un mutuo che graverà sui cittadini che si risolve la cosa, noi da tempo proponiamo per una idea di sviluppo cittadino di puntare sull’Area Carbon, sull’agricoltura biologica nei tanti ettari a Campolungo, di sviluppare una tipologia di turismo migliore, di puntare sui prodotti di qualità del nostro territorio che non sono tutelati e di sostenere maggiormente le piccole e medie imprese. Insomma, Ascoli non è più una città industriale, e dobbiamo capire tutti assieme quale potrà essere la sua vocazione futura per rilanciare la città“.