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Manifesti e slogan, giochi di parole ed esercizi di grammatica, la campagna per le elezioni comunali del 25 maggio stila un nuovo manuale di comunicazione e oratoria scritto dai e per i nuovi adepti della Politica. Alla presentazione delle liste, le elezioni comunali sono state annunciate come quelle dei grandi numeri, sia per chiamati al voto che per liste proposte. Ne sono un esempio gli otto candidati sindaco ascolani, con al seguito 750 consiglieri per un bacino votanti di circa 30 mila persone, e i sette di Castel di Lama per un Comune da 9 mila anime.

Il fenomeno, sintomo dello sfilacciamento del tessuto sociale e dell’individualismo moderno, trova la sua concretizzazione nelle diverse formazioni, movimenti, scissioni di partito e liste civiche. E se fino allo scorso anno lo stereotipo della politica era ‘La Qualunque’, oggi sembra che chiunque abbia accarezzato il desiderio di sedere alla poltrona del Consiglio comunale. Gli eserciti della politica, allora, si sbizzarriscono in caroselli e propagande elettorali che promettono il bene comune della società.

Non ci sono più gli animali politici di una volta si potrebbe dire e in effetti è così. Largo, quindi, ai candidati della porta accanto e ai riempi-liste civiche, a “noi o loro” e “noi o altri”, ma chi siano noi, loro e gli altri è questione alquanto relativa che potrebbe fare di questo gioco di parole un boomerang elettorale. Intanto la campagna prosegue a suon di spot e slogan che puntano tutto su alcune parole o sulla parola – dipende dal candidato. Uniti, comune, popolo e popolare, cambia e cambiare, partecipazione, democrazia e futuro sono quelle che vanno per la maggiore.

Nonostante la parola crisi riempiva la bocca della politica fino a qualche mese fa, le elezioni del 25 maggio aprono a sviluppo, impresa e lavoro per fare irruzione nel cuore delle persone. Dalle parole ai fatti, però, il passo non è immediato. Bene pungoli e critiche, ma servono programmi decisi e decisivi.