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“Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta” (Socrate).

La ricerca è ciò che dà linfa vitale alla nostra esistenza, ed è l’unica risorsa che abbiamo per sfuggire alla stagnazione culturale che conduce all’ignoranza.

La ricerca abbraccia molteplici campi, dalla scienza alla filosofia, perché il sapere stesso non conosce confini. Passa attraverso i libri per spiegare i segreti dell’Universo e di chi lo abita, in un continuo divenire e un lento scoprire. Tutto ciò che appare incomprensibile assume contorni sempre più nitidi se solo non si smette di cercare.

Interstellar, ultimo imponente lavoro di Christopher Nolan, fa di questo costante bisogno di conoscenza lo sfondo per una storia che dai misteri del Cosmo arriva a scavare fin dentro l’animo umano, conferendo ad una libreria la metafora ideale del viaggio verso la consapevolezza.

Matthew McConaughey è un ingegnere ed ex pilota militare, chiamato a salvare le sorti di un’umanità senza più speranza. Spinto dall’amore per la figlia Murphy (Mackenzie Foy), ragazzina appassionata di scienza che vive in una camera colma di libri, l’uomo partirà verso un wormhole nei pressi di Saturno, per cercare pianeti potenzialmente abitabili al di là dell’Universo conosciuto.

La teoria del wormhole trova le sue radici nella fisica teorica, e benché sia ancora lontana la possibilità di una dimostrazione pratica, gli studi recenti hanno portato a considerare verosimile l’idea di un ponte tra i sistemi solari.

Non a caso, in veste di produttore esecutivo, figura Kip Thorne, fisico teorico americano autore del trattato su cui è basata l’opera di Nolan, e supervisore del film.

Ma Interstellar non è solo fantascienza.

Lo sviluppo della trama, come dichiarato dallo stesso regista, si concentra sulle complessità del rapporto genitoriale e su un concetto di amore che realmente muove istinto e ragione.

Ma non basta. Nelle tre ore, in cui non mancano salti diegetici e momentanei buchi oggetto di critiche, il regista tratta anche il tema della natura umana, che anche quando guidata da sentimenti nobili sembra comunque perseguire un predominante e radicato egoismo.

In definitiva, ciò che rende memorabile Interstellar è la molteplicità di argomenti proposti all’interno del medesimo filo conduttore, che rende il film una sorta di caleidoscopio, capace di restituire punti di vista differenti a seconda dell’angolo di visuale, verso l’unico obiettivo della comprensione delle dinamiche dell’Universo.

“La legge di Murphy non significa che succederà una cosa brutta, ma che tutto quello che può accadere accadrà”

REGIA: Christopher Nolan

ANNO: 2014

GENERE: Fantascienza

DURATA: 169 minuti

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