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ASCOLI PICENO – Caso Start, l’ex presidente Alessandro Antonini ha fatto questa mattina il punto con la stampa. “Avrei atteso la risoluzione della vicenda a livello giudiziario, ma la pubblicazione di diversi articoli contenenti inesattezze avvenuta durante l’ultima settimana mi ha spinto ad anticipare un po’ i tempi”.

IL CASO START, LA RICOSTRUZIONE DI ANTONINI – Antonini ha così ricostruito dettagliatamente la vicenda, dal suo punto di vista:  “Le posizioni debitorie dell’agenzia Cameli e del Caffè Mazzini sono state letteralmente scoperte a seguito di un’accurata attività di indagine e ispezione interna messa in atto dal mio Cda, visti i comportamenti equivoci da parte dell’allora direttore generale Ado paolini, che ha sempre curato la gestione delle posizioni di credito della società, fin da prima dell’insediamento del nostro consiglio di amministrazione”. Antonini ha così affermato in conferenza stampa di aver chiesto riscontri in merito a dei mancati incassi, prima a voce, poi tramite forma scritta al direttore stesso, senza avere nessuna risposta. “Per questo abbiamo avviato un’indagine interna e mi sono rivolto, con un blitz mattutino, a un dipendente della Start. Fatto, già questo, di per sé inusuale, visto che il cda non ha rapporti con i dipendenti della società, ma solo con al dirigenza. In quell’occasione ho chiesto la stampa delle schede contabili e da queste risultavano le posizioni debitorie di Cameli e del Caffè Mazzini. Non ho esitato e ho così presentato due esposti alla Procura della Repubblica nel mese di giugno 2014, con una corposa documentazione dove si dimostrano i mancati incassi della Start, che non sono soltanto quelli verificatisi durante la mia presidenza (dal 9 dicembre 2010 al 16 dicembre 2014, ndr) ma partono dal 2004. Se non l’avessi fatto, la Start non avrebbe avuto vita lunga. A oggi risultano indagate tre persone, ma nessun membro del consiglio di amministrazione da me presieduto”. Il caso non finisce qui: “il 14 ottobre 2014, nonostante i due esposti, furono rinvenute nella cassaforte della Start più buste indirizzate a Paolini da parte di Cameli. All’interno vi erano sette assegni, cinque a favore di Start e due di Start Plus per una somma complessiva pari a 236541,59 euro. Tali assegni sono stati consegnati immediatamente alla Guardia di Finanza e la Start notificò al direttore Paolini la sospensione cautelare dal servizio”. Dunque Antonini respinge al mittente le accuse: “il cda da me presieduto non è, come si vorrebbe far credere, responsabile degli ammanchi, ma al contrario, ha avuto il merito di scoprire e denunciare la grave situazione di irregolarità e illegittimità che si era creata all’interno della società”.

I DEBITI – Dai numeri presentati in conferenza dall’ex presidente Antonini, l’ammanco dell’agenzia Cameli nascerebbe nel 2004 nei confronti della Start e nel 2007 verso Start Plus: 70034 euro nel 2004, 230308 euro nel 2005, 133646 euro nel 2006, 239241 euro nel 2007, 290975 euro nel 2008, 432848 euro nel 2009, 544347 euro nel 2010. Il Cda Antonini si insedia il 9 dicembre 2010: ammanco di 683737 euro nel 2011, 837828 euro nel 2012 e 904157 euro nel 2013. A giugno 2014 la cifra era lievitata a 864 mila euro. Il 16 dicembre dello scorso arriva poi la revoca del consiglio di amministrazione da parte dell’assemblea con voto favorevole del Comune di San Benedetto del Tronto, di quello di Monsampolo, della Provincia di Ascoli e dell’azienda Multi Servizi.

ANTONINI SU CASERTA – “Mi chiedo, ora, come mai il consiglio di amministrazione presieduto oggi da Caserta abbia chiesto il parere all’avvocato maceratese  Leonardo Archimi in merito alle responsabilità del Cda dal 1° gennaio 2011 al 15 dicembre 2014 e non relativamente al periodo precedente. Chiedo inoltre a Caserta chi risponderà degli ammanchi precedenti il 2011″.

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