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Coronavirus Ascoli, in tutta la regione, così come a livello nazionale, in contagi sono in calo, e a questo corrisponde un aumento di guariti e di dimessi, sia dalle degenze ordinarie che dai reparti di intensiva e semi-intensiva.

“È comunque necessario mantenere ancora alta la guardia, le modalità di trasmissione dell’infezione da Coronavirus e la sua virulenza non ci possono lasciare tranquilli. L’impossibilità di disporre di un vaccino e di cure specifiche e testate attive sul virus o sulla patogenesi della malattia, non ancora del tutto ben conosciuta, riafferma come la prevenzione della malattia con il distanziamento sociale e una pronta azione sul territorio siano ancora le principali armi di cui disponiamo”, precisa tuttavia Emidio Nardini, capogruppo di Ascolto & Partecipazione, ponendo una domanda: cosa sarebbe accaduto nel Piceno durante l’emergenza se, invece di due ospedali, ne avessimo avuto solo uno?

Coronavirus Ascoli, Nardini: siamo stati fortunati

“La nostra Provincia diciamo che è stata fortunata: siamo stati appena sfiorati da una pandemia che ha portato lutti, soprattutto al nord del nostro paese, e rischia di farci precipitare in una crisi economica e sociale senza precedenti”, scrive Nardini, proseguendo: “Le ragioni di questo coinvolgimento marginale sono probabilmente molteplici e non sta a noi sviscerarle. L’epidemia è scoppiata dapprima al nord ed è scesa verso sud, colpendo in maniera grave il nord e il centro delle Marche. Nella nostra Provincia abbiamo avuto modo di provvedere tempestivamente al distanziamento e forse ha giocato a nostro favore anche una certa marginalità territoriale rispetto alle grandi vie di comunicazione”.

Nardini: quali sarebbero state le sorti del Piceno con un solo ospedale?

“Un aspetto che secondo noi ha fatto la differenza può essere stato quello di poter disporre nel nostro territorio di due ospedali“, puntualizza il capogruppo di Ascolto & Partecipazione: infatti, mentre l’ospedale di San Benedetto del Tronto è stato dedicato ai pazienti Covid-19, quello di Ascoli Piceno ha continuato ad assolvere le mansioni ordinarie. “Va dato atto all’azione della Direzione ASUR, che ha stabilito due percorsi differenziati, se non c’è stato quello che è successo con i primi casi di infezione al nord, dove ospedali e RSA sono diventati centri di propagazione del contagio. Basti vedere ad esempio, per quel che ci riguarda, l’esperienza dell’ospedale di Fermo (sia Covid sia no Covid), dove con difficoltà si sono separati i percorsi e una quota importante del personale si è infettata, diventando esso stesso fonte di infezione”.

“Tutto questo da noi non è successo perché nel nostro territorio avevamo due presidi ospedalieri”, dichiara Nardini, ponendo un interrogativo: “Che cosa sarebbe accaduto se, al contrario, avessimo dovuto affrontare l’emergenza Covid-19 esclusivamente con un unico ospedale e magari con la metà dei posti di rianimazione attualmente disponibili?”.

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