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Il mercato del gioco d’azzardo in Italia, si sa, ha un grande potenziale e un pubblico affezionato. L’evoluzione delle tecnologie, con il conseguente ampliamento della possibilità di giocare, ha di certo fatto la sua buona parte. Infatti, se da un lato i casinò tradizionali sembrano essere sempre più in difficoltà e le recenti chiusure di alcune strutture ne sono prova tangibile, dall’altra il mondo del gioco continua a crescere grazie all’online.

Una di quelle domande che tanti si pongono, ma a cui pochi sanno rispondere è cosa e quanto lo Stato guadagna dal gioco d’azzardo, perché è evidente che se da un lato sembra operare costantemente per limitarlo, dall’altra lo regolarizza, vende le licenze etc. Sembrerebbe quindi quasi un controsenso questo, un “far buon viso a cattivo gioco”, tant’è che qualcuno dichiara che “gli Italiani giocano e lo Stato vince”: ma è proprio così? Quali sono i numeri e come stanno le cose in realtà?

Il gioco: un bel bottino per le casse statali

Quello che appare certo a tutti è che nel gioco d’azzardo una “fetta” di profitti finiscano nelle tasche dello Stato ed è per questo, di fatto, che per quanto da un lato limiti e “contrasti” il gioco, dall’altra non fa che stabilire delle regole per legalizzarlo (sebbene con delle limitazioni) e vendere licenze. Ogni azienda del settore paga infatti allo Stato un canone che genera profitto e delle imposte in base a quanto incassato.

Tutto questo denaro confluisce nelle casse statali e, visto il giro d’affari del settore del gioco d’azzardo, incide sul bilancio non poco. Considerando statisticamente le probabilità di vincita rispetto alle giocate fatte il rapporto pesa decisamente più in direzione delle seconde, in direzione, diciamo, dell’erario.

L’ammontare del denaro che finisce in tasse è proporzionale agli incassi dell’azienda di giochi, sottraendovi quanto restituito ai giocatori in vincite. L’imponibile viene, insomma, calcolato sulla differenza che v’è fra incassi ed uscite. È per questo che è possibile dichiarare una cifra precisa, univoca e regolare di quanto lo Stato guadagni dal settore dei giochi, perché l’importo dipende dall’azienda e dai suoi specifici incassi.

Dove guadagna di più lo Stato? Con quali giochi?

I giochi d’azzardo preferiti dagli Italiani sono il Superenalotto e le slot machine, anche se di recente si sta alzando la percentuale di affezionati anche ad altri giochi online. Per le New Slot il prelievo è del 19%, mentre per le VLT del 6%. A questo si aggiunge, nel caso di questa categoria di giochi, una tassa di concessione di rete d’importo variabile in base al gestore. All’origine ci sono altre imposte da pagare per il nulla osta di messa in esercizio della macchina.

Anche aprire un sito di giochi ha un costo all’origine e non si tratta proprio di piccole somme. I casinò ADM (ex casinò AAMS) pagano al Monopolio di Stato circa 200mila euro per licenza. Inoltre, al gioco d’azzardo online si aggiungono le tasse calcolate sulla base del guadagnato (sempre sottraendo quanto pagato per le vincite): parliamo di un 20% per i giochi di abilità (quelli da casinò più classici) come il poker, il bingo e gli altri giochi di carte. Per le scommesse sportive si paga invece il 22%, mentre per il Lotto e i giochi di questo tipo si paga l’8% che diventa 12% quando le vincite superano i 500 euro.

A conti fatti, concludendo, il mondo dei giochi in Italia frutta allo Stato più di quanto faccia in qualunque altra nazione europea. Parliamo del doppio rispetto a Francia e Regno Unito e di quattro volte quanto guadagnato da Spagna e Germania. Escludendo come già detto più volte il payout che è un buon 80%, allo Stato e all’azienda rimane il 20% che è più o meno egualmente suddiviso. Dal momento che si parla di un’entrata annuale di circa 75-80 miliardi di euro totali, è chiaro che all’erario confluiscono tasse per ben 10miliardi.

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