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La sceneggiatrice ascolana Samantha Olivieri ha vinto il Primo premio per la Miglior opera in assoluto, nella sezione sceneggiature del “Firenze FilmCorti Festival 2021”. Si è aggiudicata, con merito, il riconoscimento per aver elaborato la sceneggiatura di una serie televisiva, ispirata alla Quintana di Ascoli Piceno.

Samantha Olivieri e la sceneggiatura vincente sulla Quintana

Samantha Olivieri, dunque, ha sbaragliato la concorrenza con la sua sceneggiatura della serie Tv fantasy “Quintana”. La serie completa è composta da tre stagioni; il premio per la sceneggiatura è andato alla prima  (cui seguiranno due “sequel”). Nella prima stagione di “Quintana”, ci sono quattro episodi da 60 minuti.

Ecco uno stralcio della motivazione del Premio ricevuto dall’artista ascolana: “Ottimo lo stile di scrittura, assolutamente da proiezione per una trama irresistibilmente fascinosa, dove emergono i giusti dettagli e destinata non solo al puro intrattenimento”.

Samantha Olivieri è un’artista eclettica: oltre ad essere autrice di sceneggiature e di canzoni per l’infanzia, organizza anche eventi culturali e concorsi canori per bambini (come “Note in Radio”, che si svolge ad Ascoli Piceno).

In virtù del prestigioso riconoscimento ottenuto, è entrata, di diritto, nel gruppo dei “creativi piceni”, ovvero i personaggi che danno lustro alla cultura del territorio. Personaggi che, in forza del loro talento, portano in alto il vessillo del Piceno, in Italia e nel Mondo (tra loro, si possono menzionare Giovanni Allevi, Saturnino Celani, Giuseppe Piccioni, Dario Faini e molti altri).

Abbiamo avuto occasione di intervistare Samantha Olivieri. Una chiacchierata a tutto campo.

Samantha

Samantha Olivieri con uno degli organizzatori del “Firenze FilmCorti Festival”

L’intervista a Samantha Olivieri

Qual è la trama della serie televisiva, di cui è stata premiata la sua sceneggiatura?

“Mi sono appoggiata alla Quintana come spunto di partenza, per poi elaborare una trama a sé stante.

Si tratta di una serie ‘Medieval Fantasy’, ambientata idealmente nel Basso Medioevo. Inizia con l’arrivo del cavaliere errante Derion Atrir che si reca ad Asclos, la capitale del regno Picenum. Asclos, peraltro, è l’antico nome della città di Ascoli Piceno. Il cavaliere va ad avvertire il Re per l’imminente pericolo del ritorno degli eretici Kunar, nati a seguito di esperimenti alchemici, che sono guidati dal loro sovrano Gradenar.

Secondo la leggenda, sei predestinati vengono alla luce per combattere le forze del male e riportare la pace nel regno. Derion è l’unico in grado di trovarli e riesce nell’intento. Ma si ritrova un gruppo di persone abbastanza disomogeneo che dovrà addestrare, sia fisicamente che mentalmente.

La cosa più difficile, per i personaggi, sarà imparare ad accettarsi e fidarsi gli uni degli altri. Ma il viaggio che intraprenderanno, li porterà a sentirsi come una vera e propria famiglia. E’ una storia di formazione, che strizza l’occhio alle tradizioni e ai pregiudizi del territorio piceno. Alcuni pregiudizi sono presenti anche attualmente”.

La serie “Quintana” sarà trasmessa in TV?

“La serie Tv sulla Quintana, di cui ho firmato la sceneggiatura, non ha ancora un regista, poiché non è ancora stata prodotta. Sono in attesa di trovare un produttore che decida di investire sulla serie. Il problema, che accomuna l’industria televisiva e cinematografica italiana, è che per produrre un ‘fantasy’ ci vogliono molti soldi. Dal momento in cui si trovano i fondi, diventa possibile trovare un produttore e un regista”.

Samantha, quando ha avuto inizio la sua passione per la sceneggiatura?

“Ai tempi dell’università. Intorno ai 21 anni, quando ero a lezione di letteratura inglese e mi annoiavo, ho deciso di inventare una storia per una sceneggiatura. All’inizio, scrissi quella storia per divertimento e per riportare le mie fantasie su carta. Poi, iniziai a studiare, da autodidatta (tramite forum e blog), i metodi per scrivere una sceneggiatura”.

Si aspettava di ricevere il Primo premio a “Firenze FilmCorti Festival”?

“Assolutamente no. Non me lo aspettavo di vincere il Primo premio assoluto, non tra le sceneggiature italiane, ma tra le sceneggiature italiane e inglesi!

Sapevo di essere arrivata in finale e speravo di ottenere una menzione speciale. Poi, alcuni giorni prima delle premiazioni, mi ha chiamato l’organizzatore del festival, chiedendomi dei dati personali e annunciandomi la vittoria del Primo premio. E’ stata una bellissima sorpresa”.

Samantha

Un momento della premiazione di Samantha Olivieri

Spesso, dall’esterno, si potrebbe pensare che i ruoli di regista e sceneggiatore siano pressoché equivalenti. Quali sono le differenze?

“Tra i due ruoli di regista e sceneggiatore ci sono differenze abissali. Lo sceneggiatore imposta la storia, i dialoghi e le sfaccettature dei personaggi. Ma non può interferire con il ruolo del regista. Quest’ultimo, infatti, sceglie attori, location e si occupa delle riprese di tutto il film. Lo sceneggiatore può dare delle indicazioni. Ma le decisioni finali spettano al regista, anche se nel rispetto di quanto indicato dallo sceneggiatore.

Inoltre, a volte, il regista è anche sceneggiatore e viceversa. Nelle grandi produzioni e nelle serie (soprattutto americane), sono presenti più sceneggiatori che scrivono dialoghi e storie”.

Scrivere una sceneggiatura per un film o una serie è come scrivere un romanzo?

“Nel romanzo c’è molta libertà di scrittura, si possono descrivere le sensazioni provate dai personaggi.

La sceneggiatura, invece, è un prodotto visivo e non consente di descrivere i sentimenti dei personaggi, ma solo le azioni da loro compiute. Le descrizioni degli ambienti devono essere minime, poiché sarà il regista a decidere dove girare la scena.

Inoltre, nelle sceneggiature i dialoghi hanno una formattazione molto diversa da quella del romanzo. Ad esempio, è necessario descrivere se un personaggio è interno o esterno alla scena: in quest’ultimo caso, si sente solo la sua voce. Oppure se c’è uno spostamento nel tempo, flashback o flashforward. E’ un lavoro che richiede molto tempo, e pensi che una pagina di sceneggiatura potrebbe equivalere a un solo minuto di film girato”.

Cosa pensa della candidatura di Ascoli Piceno a “Capitale Italiana della Cultura 2024”?

“Ascoli Piceno merita sicuramente questo riconoscimento. Ma si potrebbe fare molto di più in campo culturale e artistico. Diciamo che siamo ‘un pochino’ indietro. Mi dispiace molto per questo, perché la città in realtà ha delle potenzialità impressionanti, che non vengono sfruttate.

Purtroppo, per gli artisti ascolani ci sono poche opportunità. Ci sarebbe bisogno di un numero maggiore di eventi culturali, non importati: prodotti. Non so: magari questa lentezza potrebbe dipendere dalla mentalità tradizionalista della città. Credo che ci sarebbe bisogno di ascoltare di più i giovani. E offrire loro concrete possibilità di esprimersi”.

Lei è una giovane sceneggiatrice emergente ascolana. Quale consiglio darebbe ai suoi coetanei che sono in difficoltà, nella ricerca di un lavoro? Ragazzi che spesso sono costretti a trasferirsi altrove.

“In realtà, molti giovani hanno ragione a lasciare la città. Purtroppo. Sono molti anni, che penso di trasferirmi in un’altra città; ancora non l’ho fatto, perché amo davvero molto la mia Ascoli.

Per quanto riguarda il campo della sceneggiatura, l’Italia non investe molto sul cinema e sull’arte. Si investe soprattutto in altri settori. Mentre per gli americani, per esempio, il settore televisivo e cinematografico è all’ordine del giorno. Noi italiani siamo molto indietro, in questo settore.

Il mio consiglio, per i giovani che vorrebbero fare gli sceneggiatori, ma anche per gli altri giovani, è di andare a studiare l’inglese e le altre lingue straniere, all’estero.

Per gli sceneggiatori imparare lingue straniere può essere utile, per tradurre le loro opere e inviarle a Paesi esteri. Le sceneggiature di fiction vanno benissimo per l’Italia. Ma se si scrivono opere fantasy…”.

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