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La Russia avrebbe arruolato anche dei delfini da utilizzare per difendere la strategica base navale di Sebastopoli. Lo sostengono gli analisti americani che hanno acquisito le immagini satellitari di Maxar Technologies.

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Delfini

Russia: i due delfini a Sebastopoli

Per la Russia la base navale di Sebastopoli è certamente uno dei luoghi più protetti, proprio perchè strategicamente importante data la posizione, sul Mar Nero. Bene: la difesa di questo luogo sarebbe stata affidata anche (non solo, ovviamente) a due delfini da guerra.

HI Sutton, uno dei massimi esperti di difesa specializzato in particolare in sottomarini, ha segnalato la presenza dei due delfini nella base di Sebastopoli.  E’ stato il primo a accorgersi che sono stati installati speciali recinti per i mammiferi marini proprio nel porto. La sua idea è che questi animali, sulla cui incredibile intelligenza esistono prove oramai incontrovertibili, vengono utilizzati dai russi per contrastare eventuali incursioni ucraine per sabotare le navi da guerra russe.

Un portavoce di Maxar conferma la teoria di Sutton; precisa inoltre che i due delfini sono stati spostati a Sebastopoli solo all’inizio dell’invasione russa.

La Russia e i delfini da guerra

L’utilizzo di questi straordinari e intelligentissimi mammiferi nelle operazioni belliche parte da lontano. Già negli anni ’60, infatti, l’Unione Sovietica aveva sviluppato un programma specifico di addestramento per i delfini da guerra. Dopo il crollo dell’URSS la marina ucraina si era impossessata dei cetacei, ma la Russia li ha recuperati tutti dopo l’annessione della Crimea. Nel 2014.

Da allora, secondo quanto viene riferito da fonti americane, la Russia avrebbe ricominciato ad addestrare gli animali. Gran parte della flotta russa attualmente è ferma a Sebastopoli, poiché la città portuale della Crimea si trova oltre la portata dei missili ucraini.

“Nell’aprile 2019 – ricorda Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” –  alcuni pescatori furono inseguiti da un beluga [delfino bianco, ndr] a Inga, in Norvegia. L’animale era dotato di un’imbracatura su cui erano incise le parole “attrezzatura di San Pietroburgo”. Secondo gli esperti norvegesi, potrebbe trattarsi di uno degli animali addestrati dall’esercito russo fuggito da un porto militare”.

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