Articolo
Testo articolo principale

Mancano camionisti, muratori, elettricisti, acconciatori o autoriparatori. Uno studio di Confartigianato evidenzia che nel 2022 le piccole imprese hanno avuto difficoltà a reperire 1.406.440 lavoratori, pari al 42,7% delle assunzioni previste. Una problematicità pronunciata nelle MPI.

Confartigianato: mancano camionisti, muratori, elettricisti

Nell’artigianato, la quota di entrate di difficile reperimento sale al 50,2%, pari a 263.980 lavoratori difficili da trovare, quota superiore di 10,8 punti rispetto alle imprese non artigiane (39,4%). Il 27,8% delle entrate è difficile da reperire per le imprese artigiane per il ridotto numero di candidati, il 17,8% per inadeguatezza dei candidati. Il 4,7% per altri motivi.

Analizzando i dati territoriali, le imprese artigiane delle Marche mostrano una quota di entrate difficili da reperire del 50,8% (41,2 per le non artigiane). Quanto al livello locale, tra le province dove le imprese totali – artigiane e non artigiane – scontano maggiormente questa difficoltà (superando la media nazionale del 40,5%) troviamo Macerata con 46,7% di entrate difficili da reperire e Fermo con il 44,3. Impatto minore ma sempre importante per Ascoli Piceno, con il 39,9% di entrate difficili da reperire.   

Quindi, nel rapporto 2022 rispetto al 2021, Fermo cresce del +11,8%, Macerata del +10,1 e Ascoli Piceno dell’8,4 (media nazionale all’8,3%).

camionisti

Mancano professionisti specializzati, ma anche giovani che vogliono avvicinarsi al mondo del lavoro in generale

Confartigianato Imprese Macerata, Ascoli Piceno, Fermo

“Il divario tra domanda e offerta di lavoro delle imprese – commenta Enzo Mengoni, presidente territoriale Confartigianato Imprese Macerata, Ascoli Piceno, Fermo – è importante. Consideriamo poi che le imprese maceratesi prevedono la ricerca di 6.600 lavoratori per il primo trimestre 2023, le imprese ascolane 4.340 e quelle fermane 3.020. Una prospettiva che si scontra con il mercato del lavoro e la carenza organica di personale. Mancano professionisti specializzati, ma anche giovani che vogliono avvicinarsi al mondo del lavoro in generale. Questo fenomeno si è sicuramente cronicizzato dopo il repentino crollo delle nascite, che si è accentuato a partire dagli anni Duemila. Teniamo anche conto che nei prossimi trent’anni la popolazione in età da lavoro è prevista in diminuzione nelle Marche del 27,7%, sopra la media nazionale del 23,6. Anche la mobilità dei giovanissimi verso i paesi del Nord Europa (regioni con un più alto tenore di vita, quindi salariale) ha allargato la forbice.

Ci sono sicuramente fattori educativi, con un gap tra scuola e mondo del lavoro sempre più da colmare. Per questo, la carenza di manodopera va affrontata con un approccio sistemico e coordinato, anche di tipo culturale, degli interventi di politica economica e delle misure per riattivare il mercato del lavoro.

Sarebbe auspicabile che il Governo incentivasse gli strumenti a disposizione delle imprese per le assunzioni. Quanto all’apprendistato, pensiamo sia fondamentale rafforzare questi percorsi, sottolineando l’importanza della loro ambivalenza tra formazione e lavoro e tenendo però sempre presente un’adeguata retribuzione salariale. Ci rivolgiamo poi agli imprenditori: vero che per la maggior parte delle ditte artigiane esiste un rapporto quasi familiare tra datore e dipendente, ma l’impresa deve investire e credere nel proprio personale. Migliorando la propria politica di gestione. Infine, andrebbe valorizzata l’attrattività dei mestieri attraverso un percorso di riconoscimento pubblico, che evidenzi la bellezza e soprattutto l’importanza di queste occupazioni”.

Leggi anche Monnezza: spargerla in giro, un lusso e un privilegio