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La Legge di Bilancio 2025 ha rappresentato una mini-rivoluzione nel mondo pensionistico, soprattutto dopo l’introduzione di incentivi che incoraggiano gli italiani ad aderire ad un fondo pensione.

Per avere una panoramica più chiara facciamo un salto indietro, precisamente al 2012, quando fu introdotta la pensione anticipata contributiva. Come suggerisce il nome, tale soluzione consente di andare in pensione anticipatamente, anche a 64 anni anziché a 67, con almeno 20 anni di contributi.

Con la Manovra 2025, per raggiungere l’importo minimo richiesto dall’Inps, possono essere considerate anche le somme accumulate nei fondi pensione. Questa soluzione risulta molto vantaggiosa per chi ha carriere discontinue, o redditi bassi, e che farebbe quindi fatica a raggiungere la soglia necessaria con i soli versamenti previdenziali obbligatori.

In tale contesto diventa ancora più importante il Tfr, soprattutto per i lavori dipendenti. Il Tfr infatti, piuttosto che restare fermo in azienda, può essere destinato ad un fondo pensione. In questo modo si trasforma in un patrimonio che aumenta nel tempo, soprattutto se investito in settori con maggiore esposizione ai mercati finanziari. Per molti giovani, accantonare solo il Tfr potrebbe essere sufficiente a creare una rendita integrativa che consente di andare in pensione con qualche anno di anticipo.

Sono previsti dei vantaggi anche per le donne, spesso penalizzate da salari più bassi e interruzioni di lavoro dovute alla maternità. Per le donne la Legge di Bilancio ha previsto una soglia più bassa di pensione anticipata contributiva. Nello specifico, le donne lavoratrici con figli, sia dipendenti che autonome, potranno andare in pensione in anticipo con requisiti meno stringenti.

La pensione integrativa potrebbe quindi essere una soluzione vantaggiosa per chi, ragionando in ottica futura, pensa di andare in pensione con qualche anno di anticipo. Per avere maggiori informazioni sulla pensione integrativa, sul fondo pensione più indicato secondo le proprie necessità e sui vantaggi fiscali, è possibile consultare il sito verticalizzato onlinesim.it.

Ma ragionando in termini pratici, quanto bisogna versare per la previdenza complementare? Per prima cosa i lavoratori dipendenti devono decidere cosa farne del Tfr. Lo si può lasciare in azienda, oppure destinarlo a un fondo pensione. Quest’ultima opzione in genere è piuttosto conveniente, in quanto consente di affidare la gestione a professionisti, sfruttare i benefici fiscali e usufruire della tassazione agevolata prevista per la previdenza complementare.

Oltre al Tfr, è possibile effettuare versamenti aggiuntivi, sia mensili che annuali, in base alle proprie disponibilità finanziarie. Non esiste un importo minimo obbligatorio, si può iniziare con somme modeste per poi aumentare gradualmente nel tempo. L’importante è mantenere i versamenti costanti, poiché anche i contributi limitati possono generare un capitale rilevante sul lungo termine.

Tutti i contributi versati, fino a un massimo di 5.164,57 euro all’anno, sono inoltre deducibili dal reddito imponibile, garantendo un risparmio fiscale immediato. In questo modo è possibile costruire un futuro più sicuro e, allo stesso tempo, ridurre il carico fiscale annuale.

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