Mentre il mondo si prepara all’appuntamento con la World AIDS Day 2025, i dati più recenti sull’HIV mostrano un quadro complesso: progressi reali nella cura e nella prevenzione ma anche segnali di pericolo. L’epidemia non è sconfitta, e le decisioni prese oggi saranno decisive per le nuove generazioni.
Il bilancio globale: numeri ancora alti ma in evoluzione
Secondo l’ultimo rapporto globale della World Health Organization (WHO), alla fine del 2024 circa 40,8 milioni di persone vivevano con HIV nel mondo. Ogni anno si registrano ancora nuovi contagi: nel 2024 si stimano 1,3 milioni di nuove infezioni.
Nonostante gli sforzi di prevenzione e cura, nel 2024 circa 630.000 persone sono morte per cause legate all’HIV. Gli strumenti per affrontare la malattia sono ormai consolidati: la terapia antiretrovirale (ART) consente di trasformare l’infezione da HIV in una condizione cronica gestibile, riducendo drasticamente le possibilità di progressione verso Aids e migliorando la qualità di vita.
Eppure raggiungere gli obiettivi fissati — che includono il noto traguardo “95-95-95” (95 % delle persone con HIV consapevoli del proprio stato, 95 % di questi in trattamento, 95 % con carica virale soppressa) — è ancora lontano: a fine 2024 circa l’87 % sapeva di essere sieropositiva, il 77 % era in cura e il 73 % aveva soppressione virale.
Un dato cruciale: molti casi vengono ancora diagnosticati tardivamente. Nella regione europea, nel 2024 oltre la metà delle nuove diagnosi sono state effettuate in ritardo, quando già l’infezione aveva compromesso in modo consistente il sistema immunitario.
Nuove armi contro l’HIV: terapie più lunghe e modelli di cura integrata
Il 2025 segna un’inversione di tendenza nella ricerca e nella strategia di cura. All’ultima conferenza della International AIDS Society (IAS 2025) è stato presentato il potenziale di nuove soluzioni “long-acting”: iniezioni meno frequenti che possono semplificare la vita delle persone con HIV, riducendo la necessità di terapie quotidiane.
In particolare la WHO ha recentemente aggiornato le sue linee guida per promuovere modelli di cura centrati sulla persona, integrando la terapia per HIV con la gestione di altre patologie — come ipertensione, diabete e disturbi mentali — che spesso coesistono nei pazienti con HIV. Questo approccio olistico può migliorare l’aderenza alle cure e la qualità di vita nel lungo termine.
Un altro aspetto fondamentale emerso: la necessità di adattare i servizi di cura alle esigenze di contesti fragili, valorizzando la diagnosi precoce, il monitoraggio integrato e un approccio che tenga conto della salute fisica e mentale.
Diagnosi tardive e paure sociali: perché la lotta all’HIV non è ancora vinta
Diagnosi troppo tardive, accessi ai test insufficienti, stigma persistente: sono queste le criticità su cui si gioca la partita decisiva contro l’HIV oggi. In molte regioni — in Europa così come in aree più vulnerabili del pianeta — la diagnosi arriva quando ormai la malattia è progredita: un problema che rende più difficile la cura e aumenta il rischio di complicazioni e trasmissioni inconsapevoli.
Anche i programmi di prevenzione rischiano di subire un duro colpo: secondo il rapporto 2025 della Joint United Nations Programme on HIV and AIDS (UNAIDS), i tagli ai finanziamenti globali stanno riducendo l’accesso a test, terapie e servizi essenziali, mettendo in pericolo anni di progressi. In questo contesto le fasce più vulnerabili — bambini, adolescenti, donne giovani — sono quelle che soffrono di più.
Al centro resta un tema delicato ma fondamentale: lo stigma. L’HIV non è solo un problema medico, ma anche sociale. Resta fondamentale promuovere la consapevolezza, il dialogo e l’educazione, affinché informazione e prevenzione diventino pratiche quotidiane, non eccezioni.
Verso il 2026: speranze, precauzioni e responsabilità
Il 2025 ha portato con sé novità importanti — terapie più “leggere”, linee guida aggiornate, più consapevolezza — ma anche sfide nuove che rischiano di far deragliare l’obiettivo di sconfiggere l’HIV come emergenza globale.
La chiave sarà investire non solo in farmaci e tecnologia, ma in servizi integrati: test diffusi e accessibili, cura stabile e continua, supporto psicologico, educazione alla prevenzione e contrasto allo stigma.
Per le persone che vivono con HIV, le nuove armi terapeutiche possono significare una vita più serena, con meno vincoli e maggiore libertà. Per la comunità globale, è l’ultima occasione per non vanificare il progresso: ogni diagnosi precoce, ogni cura avviata, ogni gesto di solidarietà conta.









