Il mondo dei tatuaggi, sempre più diffuso, si sta guardando allo specchio — e ciò che riflette non è soltanto un disegno sulla pelle, ma potenzialmente un impatto sul sistema di difesa del nostro organismo. Uno studio internazionale recente, pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) e coordinato da ricercatori dell’Istituto di Ricerca in Biomedicina (IRB) di Bellinzona, in Svizzera, ha acceso un faro critico sull’uso dei pigmenti più comuni: nero, rosso e verde.
Secondo la ricerca, questi pigmenti non restano confinati nella pelle: poche ore dopo il tatuaggio, l’inchiostro comincia a migrare nel sistema linfatico, accumulandosi nei linfonodi, organi fondamentali per la risposta immunitaria.
Inchiostro tatuaggi: infiammazione prolungata e cellule immunitarie sotto stress
Il danno non si limita alla sedimentazione: i pigmenti vengono catturati da specifiche cellule immunitarie, i macrofagi, che però sembrano incapaci di degradarli come farebbero con altri agenti esterni.
Ne consegue una risposta infiammatoria in due fasi: una acuta, che dura circa due giorni, e una cronica che può protrarsi per mesi o anni. In alcuni casi, i macrofagi finiscono per morire, liberando nuovamente pigmento e alimentando un ciclo di assorbimento, morte cellulare e nuova infiammazione. Questo meccanismo — secondo gli autori — potrebbe compromettere la capacità difensiva dell’organismo, rendendo più difficili la risposta a nuove infezioni o la protezione da malattie.
Cosa significa per chi ha tatuaggi (o pensa di farne)
Possibili effetti sulla salute: da infiammazione a risposta immunitaria alterata
Una conseguenza concreta dello studio riguarda le risposte vaccinali. In modelli animali, è stato osservato che l’accumulo di inchiostro negli stessi linfonodi che raccolgono antigeni vaccinali può ridurre la produzione di anticorpi, se la vaccinazione avviene su pelle tatuata. Curiosamente, però, per un vaccino antinfluenzale inattivato si è registrato un effetto opposto: una risposta più elevata.
Questo “rischio di interferenza immunitaria” — se confermato anche nell’uomo — potrebbe avere implicazioni concrete per salute pubblica e prevenzione.
In aggiunta, sostanze potenzialmente tossiche — come metalli pesanti o composti chimici nei pigmenti — sono da tempo oggetto di analisi: alcune ricerche mostrano che inchiostri contengono elementi come cromo, piombo o composti azoici, riconosciuti come rischiosi secondo normative europee.
Le incertezze: cosa non sappiamo ancora
Va detto però che non esiste ancora certezza assoluta sui rischi in termini clinici: lo studio del 2025 si basa su modelli animali e su analisi su campioni umani non è ancora stato dimostrato con chiarezza che un singolo o più tatuaggi provochino malattie, alterino immunità o generino tumori.
Negli articoli e report divulgativi si mette in guardia: dopo anni di dibattito, il legame con malattie come il cancro o malattie autoimmuni resta ipotetico e da approfondire. Anche quanto all’effetto “potenziatore” dell’immunità (descritta in alcune ricerche precedenti) è controverso: alcuni studi suggerivano che un tatuaggio potesse generare un “primer” per il sistema immunitario, con aumenti di immunoglobuline, ma senza prove robuste che questo corrisponda a un reale beneficio sanitario.
Perché questo studio è importante
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Diffusione crescente dei tatuaggi: in molti paesi, una parte significativa della popolazione è tatuata, e la domanda di body-art non accenna a diminuire. Secondo i ricercatori stessi, ciò rende urgente una valutazione accurata della sicurezza degli inchiostri.
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Regolamentazione debole degli inchiostri: a differenza dei farmaci o cosmetici, gli inchiostri per tatuaggi sono spesso soggetti a controlli meno severi. La presenza documentata di metalli pesanti o pigmenti potenzialmente tossici ne sottolinea la necessità di un inasprimento delle norme.
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Salute pubblica e consapevolezza: se gli effetti sull’immunità e sulle risposte vaccinali fossero confermati nell’uomo, la questione non riguarderebbe solo chi ama i tatuaggi — ma tutte le campagne di salute pubblica che prevedono vaccinazioni.
Il tatuaggio — come forma di espressione personale — conserva tutta la sua valenza simbolica, estetica e culturale. Ma la scienza ci invita a guardare anche all’interno: non sempre ciò che rimane sotto la pelle è innocuo. Questo nuovo studio rappresenta un monito: l’“inchiostro” non è solo “decorazione”, ma sostanza attiva che può viaggiare e interagire con il nostro sistema immunitario. Finché non ci saranno ulteriori ricerche sull’uomo, con dati epidemiologici e clinici a lungo termine, il messaggio è chiaro: tatuarsi è una scelta che merita consapevolezza, informazione e — quando possibile — prudenza.
Per chi ha tatuaggi, o per chi sta pensando di farne, informarsi sugli inchiostri usati, sulla formazione dell’artista e sulle implicazioni potenziali per la salute è oggi più che mai importante.









