Il tema del lavoro — per i giovani, per le famiglie, per il futuro del territorio — è uno dei più cruciali per il Piceno oggi. In una provincia come quella di Ascoli Piceno, con una lunga tradizione di artigianato, piccole imprese e territori interni, le dinamiche di occupazione, mobilità e prospettive di crescita sono legate non solo all’economia, ma anche all’identità del territorio. E i dati più recenti raccontano un quadro complesso, fatto di segnali incoraggianti e di sfide da non sottovalutare.
I numeri che dicono qualcosa del Piceno: tasso di occupazione e realtà del 2025
Secondo dati recenti, il territorio del Piceno registra un tasso di occupazione complessiva pari al 53,5%, con un dato che sale al 54,4% per la fascia giovanile (15-34 anni). È un risultato che l’amministrazione locale — e in particolare il sindaco di Ascoli Piceno — definisce come “ottimo” e che evidenzia un aumento del 2,5 punti percentuali rispetto al 2023, e del 6,5 punti per la fascia giovanile. Dal lato produttivo e imprenditoriale, le imprese locali segnalano una situazione variegata: da un lato cresce l’occupazione, dall’altro si lamenta la mancanza di lavoratori disponibili, soprattutto per ruoli specializzati o per lavori che richiedono competenze tecniche.
Questi dati suggeriscono che per molti giovani il Piceno può ancora offrire opportunità concrete — ma allo stesso tempo mettono in luce tensioni legate al mismatch tra domanda e offerta, o alla difficoltà di trattenere giovani talenti.
Giovani, sogni e fuga: perché molti guardano altrove
Il fenomeno noto come “fuga di cervelli” — cioè l’emigrazione di giovani, spesso qualificati, verso altre regioni d’Italia o all’estero — resta una ferita aperta per le Marche e per il Piceno. Recenti analisi politiche regionali denunciano che nel 2023-2024 oltre 18.000 under-40 hanno lasciato la regione, alla ricerca di migliori prospettive di lavoro.
Le ragioni sono molteplici: mancanza di opportunità stabili, scarse prospettive di crescita, contratti precari, salari modesti, ma anche un desiderio di esperienze più dinamiche e una ricerca di ambienti “più vivi”. Per alcuni giovani, la regione — pur offrendo un buon tasso di occupazione medio — non garantisce quel mix di stabilità, prospettiva e futuro che cercano.
Un’altra difficoltà riguarda le imprese: molte, pur avendo bisogno di manodopera — soprattutto specializzata — faticano a trovare candidati disposti a lavorare, o a rimanere sul territorio
Il risultato: un’“economia asimmetrica”, in cui chi resta deve fare i conti con opportunità ridotte, chi parte porta con sé potenzialità e talenti. In entrambi i casi, il territorio perde qualcosa: energie, idee, futuro.
Verso un rilancio locale: lavoro, giovani e speranze
Per invertire questa tendenza, gli attori locali — istituzioni, imprese, associazioni — sembrano puntare su più fronti: formazione, stabilità contrattuale, percorsi di inserimento reale per giovani, ma anche valorizzazione del territorio. Il Piceno, con le sue risorse naturali, le sue tradizioni, la sua storia, potrebbe essere fertile per chi cerca un progetto di vita radicato e sostenibile.
L’obiettivo non è solo aumentare il numero di occupati, ma valorizzare chi resta e fare in modo che il Piceno torni a essere una scelta, non una soluzione di ripiego. Serve dialogo tra imprese e giovani, percorsi concrete, un occhio al futuro — e soprattutto la consapevolezza che il vero capitale della regione non è solo economico, ma umano e culturale.









