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Dopo mesi di proposte e discussioni il Ministero dell’Università ha ufficializzato il ritorno del cosiddetto “semestre filtro” per il corso di laurea in Medicina a partire dall’anno accademico 2026/27. La misura prevista nel decreto approvato a giugno stabilisce che gli studenti dovranno superare un primo anno “propedeutico” con materie base e un test interno prima di essere ammessi al corso a ciclo unico.

La decisione rappresenta una rivoluzione nella selezione: non più solo il test nazionale d’ingresso, ma una selezione in itinere che valuterà impegno, risultati e attitudine degli aspiranti medici.

Come funziona il semestre filtro di Medicina

Secondo le linee guida il semestre filtro comprenderà:

  • un percorso didattico obbligatorio con materie come biologia, chimica, fisica e matematica

  • verifiche scritte al termine del semestre

  • un test interno (proposto dall’ateneo) che misurerà non solo conoscenze ma anche requisiti logico-deduttivi

Solo chi supererà queste prove accederà agli anni successivi di Medicina. Gli altri potranno essere indirizzati a corsi alternativi o ricevere crediti per altri percorsi universitari.

L’obiettivo dichiarato è chiaro: selezionare chi ha realmente idoneità, motivazione e basi solide per affrontare un percorso lungo e impegnativo come quello medico. La decisione arriva dopo anni di critiche sull’eccessivo peso del solo test d’ingresso e sull’alto tasso di abbandono nei primi anni.

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Possibili effetti positivi e criticità

Da un lato il semestre filtro promette di migliorare la qualità della formazione, garantendo che entrino nel corso solo studenti preparati e motivati. Questo potrebbe ridurre abbandoni e aumentare la qualità degli studi, oltre a favorire una formazione più attenta e selettiva.

Dall’altro c’è chi teme una doppia selezione troppo dura: test d’ingresso più semestre filtro — in pratica due “filtri” — che rischiano di scoraggiare studenti con buona preparazione ma minori risorse, anche economiche o familiari. Potrebbe aumentare la competizione, accentuare disuguaglianze sociali e limitare l’accesso a chi proviene da contesti meno favoriti.

Inoltre permane l’incognita su quanti studenti effettivamente accederanno al corso completo: un calo delle iscrizioni potrebbe generare carenze future di medici in certe aree, con effetti sul sistema sanitario.

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Il semestre filtro come prova di maturità per la formazione medica

Se gestito con equilibrio il semestre filtro può rappresentare un passo avanti nella formazione dei medici: non un ostacolo, ma una garanzia di qualità, un modo per preservare il valore del titolo e la sicurezza dei pazienti.

Per gli studenti significa responsabilità, impegno e trasparenza. Per le università un’opportunità per selezionare davvero chi ha vocazione e capacità. Per la sanità pubblica una speranza di medici più consapevoli e preparati.

È una scelta che porta con sé dubbi e aspettative: ma se ben calibrata potrebbe rivelarsi un cambiamento positivo, in linea con esigenze contemporanee e con la necessità di un sistema di formazione più serio e responsabile.

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