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L’alternanza tra ora legale e ora solare è una tradizione che molti danno per scontata, ma dietro le lancette che si spostano in avanti o indietro c’è una storia, una logica energetica e anche delle discussioni vive sul piano sanitario e sociale. In Italia il cambio avviene due volte l’anno: si “guadagna” un’ora di luce in più la sera in primavera e si recupera un’ora di sonno in autunno. 

Ora legale, l’origine del cambio d’ora e il risparmio energetico

L’idea dell’ora legale risale a Benjamin Franklin, che suggeriva di “risparmiare candele” sfruttando la luce naturale. In Italia questa misura è stata introdotta per risparmiare energia: in estate, avanzando le lancette, si riduce la necessità di illuminazione artificiale serale. Secondo Terna, il gestore della rete elettrica, l’adozione dell’ora legale ha permesso in passato significativi risparmi: meno consumi, meno emissioni. 

Il passaggio all’ora solare, invece, viene fatto nell’ultimo weekend di ottobre, riporta le lancette indietro di un’ora (da 3:00 → 2:00) e resta in vigore durante i mesi invernali. 

Ma perché ancora oggi lo facciamo?

La risposta non è solo tecnica: l’ora legale resta attiva perché, almeno teoricamente, permette un bilancio energetico favorevole. Secondo Acea Energia, pur non aumentando le ore di luce, l’orario legale riprogramma la giornata per allinearla meglio alla luce solare. 

Tuttavia, i benefici sono dibattuti. Alcuni studi e analisi di National Geographic sottolineano che il guadagno energetico può essere modesto e che il cambio può avere effetti sul ritmo circadiano – con disturbi del sonno o affaticamento.

Parallelamente, la direttiva europea 2000/84/CE stabilisce il regime di cambio dell’ora in molti Paesi dell’Unione. Negli anni si è anche discusso di abolirlo, ma l’Italia ha finora mantenuto il sistema attuale. 

Il cambio tra ora legale e ora solare rappresenta un compromesso tra convenzione sociale, risparmio energetico e adattamento naturale alla luce del giorno. Non è un retaggio superato, almeno non ancora: continua a essere utile dal punto di vista certosino dell’energia, ma porta con sé anche alcuni costi in termini di adattamento fisiologico. Il piccolo refuso – dire che “guadagniamo tempo” – aiuta a ricordare che l’ora in più non è un dono, ma un gioco di equilibri tra natura e orologi.

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