La Corte d’Appello di Milano ha confermato la condanna a 4 anni di reclusione per Irene Pivetti, imputata per reati di evasione fiscale e autoriciclaggio. Il procedimento riguarda operazioni commerciali risalenti al 2016, con la compravendita di tre Ferrari GranTurismo che secondo l’accusa sarebbero state utilizzate per riciclare proventi di illeciti fiscali.
La decisione della Corte d’Appello arriva dopo la richiesta della Procura generale, che aveva chiesto di confermare integralmente la pena e la confisca di oltre 3,4 milioni di euro disposta in primo grado.
Il caso Pivetti: compravendita sospetta e riciclaggio
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, la presunta operazione illecito prevedeva la simulazione di una compravendita internazionale, attraverso la vendita fittizia delle auto all’estero, al fine di giustificare flussi di denaro derivanti da evasione fiscale. I veicoli in questione sarebbero serviti come copertura di transazioni ingenti e non tracciabili.
Il procedimento coinvolge anche altre persone: il pilota di rally Leonardo “Leo” Isolani e la moglie Manuela Mascoli, entrambi condannati nel primo grado a 2 anni con pena sospesa. I giudici di appello hanno confermato la decisione.
Irene Pivetti, che è stata la più giovane presidente della Camera nella storia della Repubblica, ha reagito con fermezza al verdetto: «Sono innocente e la verità verrà fuori», ha dichiarato fuori dall’aula, annunciando il ricorso in Cassazione.
Conseguenze oltre la pena: immagine, risorse, vita quotidiana
La condanna definitiva comporta non solo il rischio di detenzione ma anche la perdita di risorse economiche, la confisca di denaro e beni, e un colpo durissimo all’immagine pubblica. Secondo fonti recenti la Pivetti avrebbe confessato che dopo il sequestro dei suoi conti correnti si è trovata in grave difficoltà economica, arrivando perfino a ricorrere a aiuti sociali come la Caritas.
La vicenda suscita riflessioni più ampie sul tema della trasparenza, della fiducia delle istituzioni e del rapporto tra potere politico e responsabilità economica. L’ex Presidente della Camera ora si trova a dover rifare i conti con una realtà profondamente cambiata.
Un caso che divide opinione pubblica e mette in discussione certe certezze
Per alcuni la condanna confermata rappresenta la prova che la legge vale per tutti, indipendentemente dalle cariche ricoperte. Per altri è invece la conferma di un errore giudiziario, un’ingiustizia. L’annuncio del ricorso in Cassazione lascia aperte le strade della difesa, ma per ora resta saldo il verdetto.
Il caso ha avuto ampia eco mediatica, riportando al centro del dibattito pubblico la questione dell’evasione fiscale, del riciclaggio e dell’uso di beni di lusso come strumenti di opacità. Per molti cittadini la vicenda è un monito: il controllo, la trasparenza e la giustizia devono valere per tutti.









