Mercoledì pomeriggio la trasmissione pomeridiana Ore 14 su Rai 2 ha registrato un evento insolito: la puntata è andata in onda con una durata fortemente ridotta, circa 20 minuti, in seguito alla presenza contemporanea di Milo Infante all’udienza del suo processo per diffamazione a Caltanissetta.
La riduzione della trasmissione televisiva, in uso normalmente quotidiano e di approfondimento dei principali fatti di cronaca italiana, non è stata motivata da una scelta editoriale sugli argomenti di attualità, ma dalla partecipazione diretta del conduttore giornalistico all’udienza giudiziaria in cui è coinvolto per dichiarazioni ritenute diffamatorie nei confronti di pubblici ministeri della Procura di Marsala.
Milo Infante e il Caso Giudiziario
L’origine del procedimento risale a un’intervista avvenuta nel novembre 2021 in cui Infante e il direttore della testata Affaritaliani.it, Angelo Maria Perrino, parlarono del caso della scomparsa di Denise Pipitone, la bambina sparita da Mazara del Vallo nel 2004. Secondo l’accusa dei pm della Procura di Marsala, le osservazioni fatte in quella occasione avrebbero leso la reputazione dei magistrati, configurando quindi il reato di diffamazione aggravata.
Infante ha sempre difeso la sua condotta sostenendo di non aver pronunciato nulla di diffamatorio, ma semplicemente di aver espresso perplessità e interrogativi sul corso delle indagini, allo scopo di mantenere alta l’attenzione su un caso che continua a coinvolgere l’opinione pubblica.
La presenza del giornalista in aula ha avuto una ricaduta immediata sulla programmazione televisiva: la puntata di Ore 14 oggi è stata registrata anziché trasmessa in diretta e successivamente trasmessa in versione significativamente ridotta, con spazio privilegiato alla narrazione della vicenda principale.
Il Caso Denise Pipitone e il Ruolo dei Media
La scomparsa di Denise Pipitone, avvenuta il 1° settembre 2004 a Mazara del Vallo, è una delle vicende di cronaca più seguite in Italia, riaccendendo ciclicamente dibattiti, indagini, ipotesi e dubbi. Negli anni la famiglia della bambina ha cercato risposte istituzionali e mediatiche, mantenendo vivo l’interesse pubblico attorno alla vicenda.
In questo contesto, la copertura giornalistica svolta da diversi volti noti della televisione ha avuto un ruolo importante, contribuendo a informare ma anche a sollevare questioni sulla responsabilità e i limiti della critica nei confronti degli organi inquirenti. La partecipazione diretta di Infante al processo che lo vede imputato è un punto di riflessione su come comunicazione e giustizia si intreccino in casi di grande risonanza.
Le Dichiarazioni sul Caso
Nel corso dell’udienza e in alcune dichiarazioni pubbliche rilasciate recentemente, Infante ha ribadito la sua convinzione di non aver mai oltrepassato i confini della critica legittima, e ha espresso la volontà di continuare a seguire il caso Pipitone con lo stesso impegno di sempre. Ha inoltre ricordato che molte delle questioni poste nel corso della trasmissione furono riprese anche da ex magistrati e testimoni di indagine, con l’obiettivo dichiarato di contribuire alla ricerca della verità.
Uno Sguardo al Processo
L’accusa di diffamazione, che ora è oggetto del procedimento a Caltanissetta, è distinta dall’indagine principale sulla scomparsa di Denise, che permane come caso aperto da oltre vent’anni. Il dibattimento nei confronti di Infante e Perrino si concentra sulle frasi e sulle formulazioni usate nel corso della trasmissione, e non sulla sostanza delle indagini originali.
In attesa delle prossime udienze, la posizione del giornalista resta al centro dell’attenzione non solo per le implicazioni giudiziarie ma anche per il rapporto tra cronaca, responsabilità editoriale e libertà di espressione nel trattare casi di forte emotività e interesse pubblico.









