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Lavori di cura, la riforma delle pensioni inglobata nella Legge di Bilancio 2018, ha portato diverse novità. Scopriamo quali

Lavori di cura, numerose le novità

I cambiamenti apportati dalla riforma delle pensioni sono davvero positive. Prima che questa venisse approvata, infatti, le agevolazioni per i lavori di cura spettavano solo ai parenti di primo grado conviventi. Questi ultimi dovevano accudire da 6 mesi almeno un parente di primo grado convivente appunto, che rientrasse nei parametri di disabilità grave stabiliti dalla legge 104/92 che dice: “Qualora la minorazione, singola o plurima, abbia ridotto l’autonomia personale, correlata all’età, in modo da rendere necessario un intervento assistenziale permanente, continuativo e globale nella sfera individuale o in quella di relazione”.

Ora, grazie alla riforma, delle agevolazioni previdenziali potranno usufruire anche i parenti di secondo grado conviventi, ma in quali casi? Qualora i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto i settanta anni di età oppure anch’essi siano affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti. Sempre i parenti di secondo grado conviventi impegnati in lavori di cura, potranno accedere ai benefici dell’Ape Social e della Quota 41. Quest’ultima fa riferimento ai lavoratori precoci, che hanno svolto almeno 12 mesi di lavoro, anche non continuativo, prima del compimento dei 19 anni. La possibilità qui è di andare in pensione dopo 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica.

Chi potrà usufruire di queste agevolazioni?

Prendendo come riferimento la tabella Inps, sono considerati parenti di primo grado padre, madre, figlio e figlia. Quelli di secondo grado invece sono nonno, nonna, nipote, fratello e sorella. 

Appare evidente che ora, alla luce di quanto detto in precedenza, anche un fratello che si occupa del parente convivente può andare in pensione anche tramite l’Ape Social oppure la Quota 41, e non solo i figli, come accadeva prima della riforma.

 

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