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ASCOLI PICENO – L’avvocato dei tre macedoni intervieni per spiegare la posizione dei suoi assistiti per cui il magistrato che sta giudicando Salvatore Parolisi per l’omicidio della moglie Melania Rea ha disposto il prelievo del Dna. “I miei assistiti chiedono solo di essere lasciati in pace, non hanno chiesto e non vogliono una pubblicità della quale certamente non hanno necessità. Sono persone semplici, lavoratori. Piuttosto, mi preme rimarcare con forza che si tratta solo di testimoni nell’omicidio di Melania Rea, e come tali verranno sentiti il 30 maggio dal gup di Teramo Marina Tommolini”.

 

L’AVVOCATO ANGELO CARDAMONE – Si tratta di un uomo di 50 anni e i suoi due figli di 29 e 27 anni, per i quali il magistrato che sta giudicando Salvatore Parolisi per la morte della moglie Melania ha disposto il prelievo del Dna. “Il padre e uno dei due figli si sono presentati ai carabinieri di Ascoli, l’altro figlio in una caserma a Roma, città dove si trova per lavoro. Non hanno nulla da nascondere” assicura il legale. “Erano già stati indagati a suo tempo dalla procura della Repubblica di Ascoli e poi prosciolti, poichè è stato accertato con chiarezza che sono tutti e tre estranei all’omicidio della povera Melania”.

IPOTESI – L’avvocato Cardamone ipotizza che con la sua iniziativa, il gup “abbia voluto sgombrare il campo da qualsiasi ipotesi alternativa” a quella che Parolisi sia l’assassino della moglie. Attualmente i tre macedoni risiedono nell’Ascolano; all’epoca dell’omicidio di Melania Rea abitavano invece a Porto Sant’Elpidio. Uno dei due fratelli, intervistato ieri durante la trasmissione Rai ‘La Vita in diretta ha detto: “Siamo tranquillissimi, non abbiamo motivo di essere preoccupati, tranne per i giornalisti che non ci lasciano in pace”. La Procura ha indagato sui tre macedoni perchè quando Melania scomparve si ipotizzò che fosse stata rapita. Inoltre uno dei cani molecolari che vennero utilizzati per le ricerche a Colle S. Marco fiutò la presenza della donna e si avvicinò ala roulotte utilizzata dagli opera per riposarsi durante le pause di lavoro. In seguito i carabinieri, su ordine della Procura di Fermo perquisirono sia l’abitazione che l’auto dei tre stranieri. Vennero utilizzati anche i cani specializzati nel fiutare il sangue, ma l’operazione non ebbe alcun esito.

NULLA DA TEMERE – L’iscrizione sul registro degli indagati si è resa necessaria proprio per poter effettuare questo genere di accertamenti altrimenti impossibili. La difesa di Parolisi a caccia di piste alternative, aveva sollevato molti dubbi su una traccia molto piccola di Dna trovata su giubbotto che Melania Rea indossava il giorno in cui è stata massacrata a coltellate nel Bosco delle Casermette. Ora i macedoni s sono sottoposti volontariamente alle prove scientifiche che servono a rilevare il profilo genetico spiegando che non hanno nulla da temere.