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ASCOLI PICENO – “Siamo lì, come ormai da un mese arriva una carrozza già strapiena da Fabriano, i più fortunati di noi salgono, gli altri dirottati su un pullman, circa una dozzina, altri 12 non prendono nè l’uno nè l’altro. Siamo tutti lì in piedi, nei corridoi, nel vano di passaggio discesa ed uscita, abbiamo un metro quadro ciascuno più o meno, l’aria è quella che è”. Sono parole piene di amarezza quelle di un moderno ulisse che cerca di sensibilizzare la Regione a prestare maggior attenzione ai disagi che subiscono i pendolari studenti ogni giorno. A raccontare la sua odissea, in una lettera indirizzata al presidente della Regione Marche Gian Mario Spacca, è stato Paride Petrocchi.

LA LETTERA – «Ore 15.45 siamo in circa una cinquantina sulla banchina aspettando il treno, siamo meno del solito ma ci siamo. Attendiamo il treno che ci riporta a casa dalla nostre famiglie, abbiamo pagato 6,40 euro per fare 100 km. Arriva a Civitanova il treno e sembra calmarsi quando invece arrivano i dodici del pullman e la situazione peggiora, ancora tutti in piedi, attaccati e senza aria. Si arriva a San Benedetto – continua Paride – e si inizia a sperare, ci sono posti a sedere e tutto bene, fin quando il capotreno mi fa: ‘stanno per salire 50 personè, io pensavo scherzasse e invece ne salgano 50 se non di più. Il treno è ancora più saturo, non ci si può muovere, persone anche stipate nella cabina di guida. Alla fine ci dicono: ‘fin quando non ne scendono 20 non si può partirè. Nessuno giustamente vuole scendere, allora interviene la polizia ferroviaria intimando ai più di scendere; si sa, siamo pericolosi criminali, non cittadini che pagano un servizio. Tra indecisioni varie li fanno scendere e la gente rimane calma, grande mistero. Si riparte con mezz’ora di ritardo e arrivo a casa con 45 minuti di ritardo. Alla fine sono giunto a pensare che la colpa fosse la mia che prendo il treno e voglio studiare».