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ASCOLI PICENO – Entra nel vivo la petizione perché i reperti archeologici della Necropoli di Castel Trosino, tornino nell’antica città delle cento torri. In queste ore anche L’Udc, con in testa Amedeo Ciccanti, si sta organizzando sul territorio provinciale per informare e sensibilizzare sulla raccolta firme. Il tesoro, riportato alla luce 110 anni fa, costituisce un valore storico e culturale importante oltrechè, una risorsa economica e culturale per tutto il Piceno.

 

Proprio per questo, il tesoro dei Longobardi deve tornare ad Ascoli Piceno e a questo fine il manifesto chiede: “Che il Tesoro dei Longobardi torni là dove è nato: nella città di Ascoli Piceno. Invitiamo la cittadinanza, le associazioni, i professionisti e tutte le forze intellettuali e produttive del Piceno ad aderire a questo manifesto: Ascoli non può continuare ad essere scippata del proprio tesoro. Riportiamolo a casa”. Tra i primissimi firmatari, il presidente della Provincia di Ascoli Piceno, Piero Celani, il sindaco Guido Castelli e Stefano Papetti, direttore dei Musei Civici ascolani.

IL TESORO AD ASCOLI SUBITO – Tutte le istituzioni politiche del territorio lo rivendicano a gran voce, soprattutto in un momento storico come questo, caratterizzato da una crisi delle attività manifatturiere. Oggi più che mai la vocazione turistica del Piceno e della città di Ascoli, assume maggiori responsabilità nella prospettiva di uno sviluppo socio-economico di un territorio che non può permettere e non può permettersi che una simile ricchezza culturale e una possibilità per l’economia del turismo siano tenute lontane, questo quanto scritto nel manifesto della petizione. Le istituzioni locali, Ormai forti della consapevolezza che La storia e l’archeologia definiscano il percorso culturale di un territorio, sono preziose opportunità per un turismo. il Tesoro dei Longobardi troverebbe la sua sede ad Ascoli Piceno, nel Forte Malatesta, dove si è già progettato di allestire uno spazio espositivo riproponendo il ritratto vivente della cultura del nostro territorio e delle sue evoluzioni nel corso dei secoli, dai Piceni ai Longobardi, dall’età moderna fino all’epoca delle tecnologie digitali. Un museo quindi che sia un vero e proprio percorso tra i tempi e tra i luoghi, così come le più avanzate evoluzioni del turismo archeologico ci insegnano.

LA STORIA – Esso fu scoperto per caso una mattina dell’aprile 1893 allorquando un contadino Salvatore Pignoloni. Il suo aratro precipitò in una buca dalla quale vennero fuori antiche ossa e una serie di oggetti molto preziosi. Si iniziò a scavare e vennero alla luce numerose altre fosse. Furono subito informate le autorità locali: l’ingegnere Giulio Gabrielli il quale dopo una prima ricognizione informò le autorità statali che giunsero per gli scavi coordinati dal prof. Edoardo Brizio e dall’ing. Mengarelli. Dopo gli scavi vennero fuori circa 239 tombe con 240 scheletri. Di queste 33 erano tombe con oggetti funebri ricchi, 14 con oggetti funebri poveri, 92 senza oggetti. Gli oggetti rinvenuti furono di un elevato e vastissimo interesse storico e archeologico tanto da rappresentare così come dissero gli ascolani un vero “tesoro”. Ma il tesoro fu tolto agli ascolani visto che tutti gli oggetti furono portati a Roma per essere studiati. Ma da quel momento furono la parte essenziale dell’importante “Museo dell’alto medioevo” situato all’E.U.R. e dove è custodito e visible al grande pubblico, tuttora.