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GROTTAMMARE – Rossella Urru è finalmente libera, ma le spinose questioni del Sahara occidentale non hanno ancora trovato una soluzione. Dopo lo striscione dedicato alla cooperante sarda apposto ai cancelli della casa comunale, la Perla dell’Adriatico  continua dunque la sua battaglia di solidarietà e sensibilizzazione nei confronti del popolo del Saharawi.  La piccola cittadina rivierasca parteciperà infatti al 1° Saharawi Day, la prima Giornata nazionale dedicata ai Bambini Saharawi Ambasciatori di Pace, proposta dall’Assemblea nazionale di solidarietà con il popolo Saharawi, associazione che ingloba tutti i soggetti coinvolti in programmi di accoglienza e cure sanitarie destinati ai minori. La giornata di solidarietà, prevista per giovedì 26 luglio, riunirà dunque un totale di 32 località italiane fra cui Grottammare, unica esponente marchigiana dell’evento. 

IL PROGETTO DI SOLIDARIETA’ – L’amministrazione comunale e la Consulta per la Fratellanza dei Popoli sostengono da oltre un decennio la causa politica del Saharawi attraverso l’attuazione di un progetto di sostegno e accoglienza che permetta ai bambini del Saharawi, in particolare affetti da gravi disabilità fisiche e/o psichiche, di usufruire di cure sanitarie soggiornando in  Italia. I piccoli ospiti della città sono arrivati i primi giorni di luglio e sono già stati sottoposti a tutte le visite di controllo e le indagini diagnostiche necessarie. A sostenere il progetto anche numerosi membri  ed enti della cittadinanza come il laboratorio “Ormo diagnostica di Andrenacci M. Ida e C.”, che ha offerto in maniera totalmente gratuita le analisi del sangue. Durante il periodo di soggiorno – che si concluderà intorno alla fine di agosto – sono previsti eventi e iniziative volti a veicolare la causa Saharawi. Il programma verrà reso noto giovedì prossimo, in occasione del Saharawi Day. 

IL SAHARA OCCIDENTALE – A causa delle persecuzioni del governo marocchino, il popolo Saharawi vive infatti vive  rifugiato nel deserto dal 1975 nelle zone più inospitali del Sahara algerino, in attesa che venga loro riconosciuto il diritto all’autodeterminazione, affermato anche da una risoluzione dell’ONU, ma ancora disatteso dallo stato del Marocco. (Valentina Travaglini)