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Massimo Tassoni, autore della raccolta di racconti Piano di Fuga, è un eclettico artista ascolano, quarantenne, disoccupato, ma, come l’Ulrich di Musil, pieno di risorse e di capacità creative: è musicista autodidatta, aspirante regista, sceneggiatore, poeta e scrittore. Questa varietà di interessi e di ispirazioni si possono riconoscere tutte in questa breve raccolta, quindici racconti che possono essere considerati allo stesso tempo una finestra aperta sul reale, il set di un film cinematografico, un’immagine, un brano musicale. La sensazione che si ha leggendo è quella di entrare per un attimo in un mondo a parte, con leggerezza, ma senza banalità.

LA FUGA E I SUOI PERSONAGGI – Incontriamo i personaggi di questa “fuga” in scenari diversi, mentre si muovono con pesante levità in una dimensione che non sempre si lascia avvicinare da quella emotiva del lettore. L’accento è posto non tanto sulle azioni descritte, quanto sull’interiorità dei personaggi e se questo approccio creativo ha il pregio di evocare gli avvenimenti descritti in una maniera mai scontata o facile, dall’altro ha il difetto di minimizzare il processo di immedesimazione del lettore. A unificare il tutto c’è la scrittura – scabra, essenziale, costruita con frasi brevi ed evocative – che presenta accenti di lirismo di buona qualità e ricorda lo stile degli autori americani del secolo passato. Chiudendo l’opera sull’ultima pagina rimane dunque una buona sensazione, e anche un leggero rammarico, come se avessimo incontrato qualcuno di interessante senza avere avuto modo di approfondirne la conoscenza.

Questo Piano di Fuga lo dobbiamo intendere con un valore metaforico, ironico o addirittura letterale?

“Il titolo fa riferimento al continuo desiderio di evasione dalla realtà (scuola, ambiente familiare, la propria città) che si manifesta soprattutto nell’età adolescenziale. Si scelgono amici, musica, a volte droghe, che più possono trascinare altrove, in un mondo più affascinante, estremo e “assoluto”. Naturalmente la fuga non riesce mai perché ciò che si vuole davvero è fuggire da se stessi e questo è impossibile da realizzare”.

Si dice che la scrittura sia sempre in parte autobiografica, ma quanto di ciò che narri hai vissuto davvero sulla tua pelle?

“Quasi tutti i racconti hanno un riferimento autobiografico per ciò che riguarda gli aspetti caratteriali e psicologici dei protagonisti (alcune volte si tratta direttamente di me stesso, altre volte di amici che ho conosciuto e ai quali mi sono ispirato). L’ intreccio di alcuni racconti è invece completamente immaginato”.

Alcuni brani sono ambientati ad Ascoli, la tua città: quanto e come questo ambiente/scenario ha pesato nella tua creazione letteraria?

“Non credo che abbia pesato molto. È vero che è stato ad Ascoli che ho incontrato le persone che mi hanno ispirato alcuni personaggi, ma certamente avrei incontrato persone interessanti anche altrove. Salvo due o tre casi in cui il fatto di vivere ad Ascoli è vincolante per lo sviluppo del racconto, non parlo della città dove si muovono i protagonisti. Potrebbero quindi vivere in una qualsiasi città occidentale, grande o piccola che sia. Ciò che mi interessava era creare un preciso “ambiente” psicologico: attente riflessioni e piena consapevolezza da un lato, incertezza sul da farsi dall’altro”.

Quale tra i tuoi racconti puoi dire che ti rappresenti meglio o si lega a te per particolari significati?

“Non lo so, qualcuno lo preferisco per l’intreccio e i personaggi che ho creato, altri per la scrittura. In racconti come Testa coda, Killer boy o Ronni i riferimenti autobiografici sono minimi, l’immaginazione prende decisamente il sopravvento e credo che questo sia positivo. Killer boy soprattutto, è una specie di racconto-cartoon, diverso dagli altri perché mescola in poche pagine differenti generi ed ambienti”.

Sei musicista e pittore: quale musica consigli di ascoltare in sottofondo alla lettura e quale artista potrebbe rappresentare visivamente i tuoi racconti?

“Pittura, musica e narrativa sono per me mondi distinti e ognuno merita lo stesso rispetto. Non credo che sia giusto ad esempio usare una musica semplicemente come sottofondo a meno che non sia stata esplicitamente realizzata per quello scopo, come accade per le colonne sonore dei film”.

Stai continuando a scrivere o hai altri progetti per il futuro? 

“Sto finendo di correggere il mio primo romanzo e spero di poterlo pubblicare in qualche modo. Ho anche altre idee per la testa per altri romanzi e racconti”.

di Silvia Forcina