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Un skinhead di sedici anni, Trevor, si confronta costantemente, per via della sua ideologia, con figure autoritarie che cercano di farlo rigare dritto, talvolta con la violenza. La sua vita diventa la rappresentazione di uno spaccato della società inglese degli anni 80.

CONSIDERAZIONI –  Quello di Alan Clarke è un film (film per la TV) che vuole porsi, come detto sopra, come spaccato della società inglese degli anni 80. La problematica di fondo è come le istituzioni cercano di ri-educare e re-inserire nella società individui problematici, come nel caso di Trevor, come la società si comporta di fronte ad esse e come vengono considerati. Da una parte, infatti, abbiamo Trevor, un sedicenne (magistralmente interpretato da un Tim Roth alle prese con il suo primo film) che persegue l’ideologia nazista, che pensa che per lui non c’è posto nella società se non nella sua di società, quella che mentalmente si costruisce e persegue; dall’altra parte abbiamo le istituzioni, i centri di recupero e le persone che, via via nel film, sono incaricati a fargli da tutore/educatore, che vogliono rimetterlo in riga. Quest’ultimi, però, vengono dipinti da Clarke come risultato di un sistema violento: non un sistema, che può essere quello “educativo”, che accoglie il problema e lo risolve, bensì che lo considera un problema da eliminare più che risolvere. Il film pone, in definitiva, l’accento su chi in realtà sia la causa di un individuo problematico e socialmente pericoloso: l’individuo stesso o la società/istituzioni che, con il loro modo di approcciarsi a loro, creano il problema.

PIACERÀ – a chi vuol vedere un film che faccia riflettere e pensare sui giorni nostri.

NON PIACERÀ – a chi vuole vedere un film d’evasione

MADE IN BRITAIN

REGIA Alan Clarke

SCENEGGIATURA David Leland

ANNO 1983 con Tim Roth, Eric Richard, Bil Stewart