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Quattro adolescenti alle prese con la convivenza con loro stessi, nell’attesa del mitizzato Capodanno del Duemila, che potrebbe cambiare tutto o forse niente: questa è la trama di Amaradolescenza, scritto da Daniele Luciani, psicologo sambenedettese, all’età di diciotto anni. Il protagonista è Luca, diciottenne con genitori divorziati da poco, saltuarie crisi di panico e una grossa cotta per Anna, la ragazza impossibile. Intorno a lui ruotano il suo gruppo di amici, Francesco, Veronica e Elisabetta, i comprimari e le comparse, i compagni di classe e le icone reali o virtuali che attraversano i loro giorni. Lo stile è poco vivace, i temi affrontati troppo grandi per le spalle dei personaggi, ma non mancano occasioni per potersi ritrovare nelle situazioni più tipiche e sperimentate di quell’età.

 

Pensa che gli adolescenti di oggi si potranno riconoscere in Luca? “La mia speranza, nel dare alle stampe nel 2009 un romanzo la cui trama era stata scritta sostanzialmente dieci anni prima, era proprio quella di riuscire a parlare della generazione degli adolescenti di oggi – con i loro timori, le paure, gli slanci, i sogni e le delusioni -prendendo spunto da quelli che lo sono stati alla fine degli anni ’90. Dico questo perché come psicologo ho la possibilità di accedere ad un osservatorio privilegiato rispetto alle diverse dinamiche e questioni adolescenziali. In questo senso, la realtà che ho tentato di descrivere in Amaradolescenza è quella che a me sembra essere la più vicina a quella degli adolescenti di oggi. Ritengo infatti che i prodromi dei mutamenti generazionali cui assistiamo oggi – e che tanto clamore suscitano presso l’opinione pubblica – affondino le loro radici proprio negli ultimi anni del secolo scorso (epoca in cui è ambientata la storia di Luca e dei suoi amici). Questo mi ha portato a scrivere di giovani che si rifiutano o sono incapaci di riconoscere la legge paterna – sia che venga incarnata dal genitore, dall’insegnante o da un adulto – che sembrano sprovvisti di ideali capaci di orientare il loro passaggio verso l’età adulta, che ostentano un tenace narcisismo per difendersi dall’incontro con l’Altro, che credono di poter utilizzare cinicamente l’altro come oggetto da consumare e che infine si gettano alla ricerca di un godimento che eccede il piacere e che deborda nel masochismo – si pensi alla proliferazione tra i giovani dei cosiddetti “nuovi sintomi” come i disturbi alimentari, gli attacchi di panico, l’abuso di alcol e di sostanze stupefacenti, che fanno da sfondo alle vicende dei protagonisti del libro. In questo senso credo che non solo Luca, ma anche gli altri personaggi possano essere lo specchio dei giovani d’oggi e oggetto di identificazione. In fondo, ho scritto questo romanzo con il desiderio che i ragazzi di oggi – leggendolo di nascosto durante le ore di scuola, passandoselo di mano in mano, criticandolo o commentandolo – potessero trovare una voce che scrivesse qualcosa di diverso (forse di più realistico) sulla loro condizione.

 

Nel testo ci sono moltissimi riferimenti a luoghi, marche di prodotti, firme, trasmissioni televisive… “Volevo scrivere un romanzo che arrivasse al cuore dei giovani, dei loro genitori e degli insegnanti nella maniera più semplice e diretta possibile. Dirò di più, mi piaceva l’idea che anche quelle persone che non amano leggere libri, potessero scegliere Amaradolescenza per la sua immediatezza. Di conseguenza la scelta stilistica doveva rispondere a questa esigenza di fruibilità. L’uso economico delle parole e lo stile delle descrizioni, almeno nelle mie intenzioni, servivano a far sì che i dialoghi e il contesto dessero senso e significato alla storia, lasciando più spazio possibile all’immaginazione del lettore. È attraverso i particolari, un certo modo di dire, di fare o di vestirsi, che ho cercato di disegnare i personaggi. In questo senso, non posso non ricordare l’influenza che gli autori della corrente minimalista ha avuto nella scrittura del romanzo.

Alla fine della storia c’è una pagina di Luca intitolata Felicità? con il punto interrogativo: lei crede che oggi si possa essere felici, nel nostro territorio, in questa situazione di instabilità tanto diversa dalle promesse del 2000? “Mi pare chiaro che il quadro che poco fa ho tracciato sulla condizione adolescenziale, come ogni buona tesi, è incompleto. Infatti esistono anche tanti giovani che affrontano il loro disagio in maniera decisamente più costruttiva e matura dei loro coetanei. Si tratta di giovani – e credo che il protagonista del mio romanzo lo rappresenti bene – che affrontano la vita con un desiderio positivo e una tale passione in grado di sublimare le loro difficoltà all’interno di un progetto esistenziale che possa appagarli. Credo dunque che, almeno in potenza, anche gli adolescenti di oggi possano trovare le risorse per non abbattersi di fronte agli incontri sbagliati – o mancati – che la vita riserva loro e raggiungere un posto nel mondo in cui vivere con più serenità. L’attuale crisi – che a mio parere è prima di tutto una crisi del legame sociale, e solo secondariamente economica – ha messo in luce quanto è nascosto da sempre nella psiche umana e cioè che il posto nel mondo che ogni essere umano si costruisce è sempre qualche cosa di instabile, qualcosa che va costantemente difeso e ridefinito”.

Amaradolescenza, di Daniele Luciani. Editore: Lìbrati – Ascoli Piceno. Prezzo: €15

di Silvia Forcina