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ANCONA – Nelle Marche crolla il numero delle imprese. Questo il triste bilancio emesso da Unioncamere Marche ed elaborato da Infocamere, secondo cui nella nostra regione nel 2012 le aziende sono diminuite 1.177 unità, con la conseguente perdita di oltre 3mila posti di lavoro. Questo in virtù delle 11.606 cessazione contro le 10.429 nuove imprese nate. Numeri in controtendenza rispetto alla media nazionale, dove il numero delle imprese è aumentato di 18911 unità.

 

“Peggio delle Marche hanno fatto solo Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna, tutte regioni con una forte e diffusa presenza di piccole e medie imprese – dichiara Adriano Federici presidente Unioncamere Marche – Sono quelle che più hanno risentito della crisi per il crollo del mercato interno, solo parzialmente contenuto grazie alla buona domanda internazionale. Con la chiusura di oltre 11 mila imprese nelle Marche si sono persi anche migliaia di posti di lavoro , per non parlare di competenze e tradizioni importanti. Ora l’obiettivo deve essere quello di rimettere al centro dell’azione politica l’impresa e il lavoro, riducendo su entrambi i fronti la pressione fiscale e favorendo la nascita di nuove imprese ad elevato contenuto occupazionale e tecnologico”.

A pesare sul risultato negativo del sistema produttivo marchigiano, è stato il notevole calo delle imprese delle costruzioni (-584), frenate sia dal sostanziale blocco degli appalti pubblici e della nuova edilizia privata, sia dalle perduranti difficoltà di accesso al credito. A ciò, purtroppo, si aggiunge il calo delle imprese in agricoltura e nella pesca (-699) mentre la riduzione dei consumi interni ha pesato sul commercio (-420) e sui trasporti (-68). Pesante il bilancio del settore manifatturiero (-380) dove pesa soprattutto la riduzione delle imprese meccaniche (-115) e calzaturiere (-105). Male anche l’abbigliamento che perde 60 aziende e il mobile che ne lascia per strada 42. Particolarmente negativo il bilancio dell’artigianato che perde 533 aziende e chiude il 2012 poco sopra le 50 mila unità. Un saldo positivo si ha invece per i servizi e le attività professionali mentre sono cresciute anche le attività di alloggio e ristorazione (+152), in particolare agriturismo e bed & breakfast. In crescita anche le imprese cooperative (+41) che alla fine dell’anno erano 2.539.

Dall’analisi dell’andamento delle imprese marchigiane in base alla ragione sociale, risulta evidente come siano state soprattutto le imprese individuali a pagare il prezzo più alto della crisi (- 1.416) mentre sono diminuite anche le società di persone (-252). Al contrario, prosegue la crescita delle società di capitali (+487) che, per la prima volta, nella nostra regione, hanno superato il numero delle società di persone (34.977 contro 34.9419). Una dimostrazione di come i neoimprenditori marchigiani siano impegnati a creare forme societarie più moderne e strutturate rispetto ai loro padri.

Per quanto riguarda l’andamento delle imprese sul territorio regionale , il calo più consistente è stato nelle province di Macerata (-380) e Ancona (-378). Pesante anche il bilancio del sistema produttivo pesarese (-292). Più limitato il calo delle imprese a Fermo (-106) e ad Ascoli (-21).

I mesi più difficili per l’economia regionale, secondo Unioncamere, sono stati quelli tra gennaio ed aprile, con un calo di 1.560 imprese. Ad una illusoria ripresa nel secondo trimestre dell’anno (+990), hanno fatto seguito un terzo trimestre in discesa (-106) ed un quarto trimestre ancora più negativo (-491).