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ASCOLI PICENO – Prosegue l’impegno della Provincia a seguire da vicino la vicenda Haemonetics, il presidente Piero Celani ha incontrato oggi a palazzo San Filippo una folta delegazione di dipendenti dello stabilimento piceno che oggi hanno manifestato davanti alla Prefettura e sono stati ricevuti dal Vice Prefetto dottoressa Gargiulo. Nella rappresentanza erano anche presenti Andrea Quaglietti dell’Usb e Giuseppe Marucci dell’Ugl. L’obiettivo è salvaguardare le duecento famiglie, tra lavoratori diretti e indotto.

 

I lavoratori hanno rinnovato l’accorato appello delle istituzioni a mettere in atto ogni azione per impedire la chiusura del sito produttivo e salvaguardare l’occupazione e hanno chiesto al presidente Celani il suo interessamento per aprire un tavolo di crisi al Ministero dello Sviluppo Economico sul caso specifico Haemonetics che, per quanto riguarda la produzione di sacche di sangue, rappresenta un punto di riferimento di livello europeo e nazionale per la multinazionale americana. Da parte sua, il presidente Celani ha rinnovato la piena disponibilità della Provincia ad attivare ogni possibile strumento, di concerto con la Regione, per favorire soluzioni alternative alla chiusura o per facilitare l’individuazione di eventuali soggetti economici interessati a proseguire l’attività aziendale.

 

“E’ fondamentale – ha sottolineato Celani – sottoporre all’attenzione del Governo nazionale, in particolare del Ministero dello Sviluppo Economico, il problema del lavoro nelle Marche nel suo complesso coinvolgendo la Regione e tutti gli attori dello sviluppo locale per dare più forza alle istanze del territorio e risolvere con più efficacia le vertenze aperte a partire dall’Haemonetics, fino all’Indesit e alle altre situazioni di crisi che stanno provocando a livello marchigiano una vera e propria emergenza dal punto di vista della tenuta della coesione sociale e del futuro dell’economia regionale. È “inammissibile, a distanza di un anno dall’acquisizione dell’ex Pall, che l’Haemonetics ritenga che solo lo stabilimento di Ascoli Piceno sia in crisi: o il piano industriale non era credibile oppure si tratta di un’operazione finanziaria e non di natura industriale”.