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ASCOLI PICENO – In questi giorni sono pervenute a diverse attività commerciali le prime richieste di pagamento della Tares, la nuova tassa dei rifiuti che per alcuni è addirittura triplicata. A lanciare l’allarme è stata la Confcommercio che è tornata a mobilitarsi chiedendo a tutti i sindaci della provincia di ridurre il peso dell’imposta sulle attività del commercio, turismo e servizi. 

Con lettera, a firma del presidente Fausto Calabresi e del direttore Giorgio Fiori, l’Associazione, facendo riferimento anche al recente decreto legge 102 del 31 agosto ed alla possibilità data a tutti i comuni di rimodulare i regolamenti della Tares entro il termine di chiusura dei bilanci del 30 novembre, chiede agli stessi sindaci di mitigare l’impatto del tributo sulle attività che pagano molto, rispetto ai rifiuti realmente prodotti. Sono cinque le proposte avanzate: la richiesta di escludere dalla tassazione le aree scoperte accessorie, che in attività come bar, ristoranti, alberghi, concessionari d’auto ed in generale tutti gli esercizi commerciali, hanno una forte incidenza senza essere operative; prevedere aliquote differenziate a seconda dell’effettiva destinazione d’uso delle superfici coperte aziendali; applicare notevoli riduzioni tariffarie a quelle imprese che volontariamente o per provvedimenti amministrativi destinino i loro rifiuti tramite raccolta differenziata al recupero o al compostaggio, ovvero a ditte di smaltimento private. Ma Confcommercio chiede anche di prevedere la riduzione delle tariffe locali come incentivo per la costituzione di nuove imprese e per quelle che incrementano l’occupazione, soprattutto con giovani o inoccupati over 50, considerando che il beneficio sociale andrebbe a compensare il minor introito comunale. Infine si chiede agli stessi comuni di usufruire della possibilità, prevista dalla norma, di rinviare il pagamento di una o più rate della Tares al 2014, al fine di mitigare questo fine anno 2013 già particolarmente pesante sul fronte delle imposte.

“Ci rendiamo conto che anche i sindaci devono fare i conti con le loro ristrettezze economiche – sottolinea il presidente Fausto Calabresi – ma ci auguriamo che alla fin fine tutti i comuni del Piceno facciano proprie le nostre istanze poiché le aziende del commercio, turismo e servizi rappresentano un patrimonio economico, ma anche sociale per i centri storici, i quartieri ed i paesi minori e pertanto se la gran parte di queste stesse imprese dovesse inevitabilmente chiudere, a causa dell’eccessiva ed insostituibile tassazione, se ne avrebbero conseguenze drammatiche, con risvolti ben intuibili per l’intera comunità”. “Un punto di equilibrio – aggiunge Giorgio Fiori – tra le esigenze di bilancio dei comuni e le legittime richieste delle imprese commerciali va trovato, nell’interesse più generale, ed a tal proposito ci siamo già messi a disposizione di tutte le amministrazioni per ogni più utile e razionale confronto”.