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L’AQUILA – “Abbiamo dimostrato, proprio attraverso la documentazione di orari, di celle, di testimonianze, di telefonate, che non può aver commesso né l’omicidio, né il depistaggio, non era presente sul luogo dell’omicidio perché non c’è niente sul luogo dell’omicidio che può ricondurre a Parolisi“. Ha chiarito così l’avvocato Walter Biscotti, legale di Parolisi, all’uscita dell’aula dove si sta svolgendo la seconda udienza, a porte chiuse, del processo in Corte di Assise d’Appello che vede imputato il caporalmaggiore Salvatore Parolisi condannato all’ergastolo in primo grado per l’omicidio della moglie Melania Rea il 18 aprile 2011 nel boschetto di Ripa di Civitella del Tronto (Teramo). ”Abbiamo dimostrato documentalmente – ha aggiunto il difensore – che la ricostruzione del giudice, almeno dalle 14.55 in poi, non regge. Pertanto abbiamo invocato che la decisione non può non essere la dichiarazione di Salvatore Parolisi come estraneo a tutti i fatti contestati”.

“Abbiamo iniziato ad offrire alla Corte d’Assise d’Appello, ma a questo punto anche alla pubblica accusa, quella che è la ricostruzione dei fatti così come accaduti senza la presenza e la partecipazione di Parolisi all’omicidio. Abbiamo preso la sentenza e rigo per rigo, fatto per fatto, abbiamo cercato di ricostruirla per far capire se ogni fatto che espone il giudice sia corroborato da certezza, da precisione e da concordanza”.

“Le differenze sulle motivazioni e sul movente tra il giudice di primo grado e il procuratore generale rafforzano la colpevolezza di Parolisi perché ogni indizio fa sempre capo alla stessa persona”. Questa invece la posizione del legale della famiglia Rea, l’avvocato Mauro Gionni. Il commento dell’avvocato è anche rivolto alle sottolineature delle discordanze da parte degli avvocati di Parolisi ed anche alla istanza di approfondimento delle indagini con nuove prove presentata dagli stessi difensori del caporalmaggiore. “A mio avviso non verrà accolta – ha continuato l’avvocato Gionni – perché siamo di fronte ad un abbreviato in fase di appello nell’ambito del quale le parti non possono chiedere altre perizie e altri approfondimenti ma è solo la Corte che ha la facoltà di concedere – ha continuato – anche noi abbiamo presentato una istanza sulla denuncia fatta alla procura di Napoli in riferimento all’utilizzo dei 130 mila euro che erano sul conto di Parolisi”.

Dall’aula dove si tiene il processo d’Appello per l’uccisione di Melania Rea è uscito anche il padre di Melania, Gennaro, che sul genero si è limitato a definirlo come “una persona indifendibile. Mi aspetto giustizia piena quindi con la conferma dell’ergastolo”.

Nella sua deposizione Parolisi per la prima volta si è rivolto direttamente alla famiglia di Melania. “Per la prima volta ha indirizzato il suo sguardo verso di noi, dopo due anni non so come ha fatto – ha detto Michele Rea, fratello di Melania -. Il tutto per ringraziarci del fatto che noi facciamo tutto per la bambina. Delle bugie e dei trans non si è parlato per niente, Parolisi ha parlato cinque minuti. Per me lui rappresenta il nulla, non mi fa né caldo né freddo, mi dispiace solo per quella povera bambina che comunque un giorno dovrà sapere e mi dispiace anche per Melania che ha avuto a che fare con questa persona”. Il caporalmaggiore continua a dichiararsi innocente. Riguardo a Melania, ha detto che le voleva bene, anche se la tradiva.