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Il passaggio dall’adolescenza all’età adulta, la scoperta dell’amore, del sesso e delle relazioni sociali è stato affrontato spesso nella storia del cinema. Al di là dei risultati più o meno validi, i film che ne trattano si appiattiscono frequentemente in un approccio che ne determina il target, tanto da venir semplicisticamente catalogati nel genere adolescenziale. Con un giudizio aprioristico, si fa quindi fatica a comprendere come un’opera di questo tipo sia riuscita a sbaragliare la concorrenza e ad aggiudicarsi la Palma d’oro, creando oltretutto polemiche e dibattiti sullo stile.

Il regista tunisino Abdellatif Kechiche prende spunto da una graphic novel di Julie Maroh per raccontare la storia di Adele (Adèle Exarchopoulos), liceale quindicenne come tante, appassionata di letteratura e in cerca del colpo di fulmine narrato dallo scrittore Marivaux. Si illude di averlo trovato nel coetaneo Thomas, ma si accorge presto di provare un’insolita attrazione per Emma (Léa Seydoux), una ragazza dai capelli blu conosciuta per caso in un locale gay. Con lei inizia una relazione, che la porterà a conoscere l’amore e la passione, uscendo dal guscio protettivo della fantasia dei romanzi e scontrandosi con una realtà intensa e cruda.

La vita di Adele è un film di dettagli e primi piani, che indugia sui particolari, dal piatto di pasta alle lacrime, all’amplesso. Si sofferma, dilata il tempo, senza scendere nella morbosità, ma regala uno sguardo intimo su tutto ciò che è emozionale, amplificandone la percezione.

Si assiste così a una cena in cui un piatto di spaghetti diventa protagonista, dalla sua presentazione in tavola al vortice di sugo sulle labbra, fino alla pentola vuota. Non un semplice accenno, ma un crescendo di sensazioni, che si ritroveranno ancora più estreme in una lunghissima scena di sesso, tra sospiri e corpi avvolti come i quadri di Emma.

Se però da una parte i momenti sono esaltati anche oltre il dovuto, dall’altra il film, nonostante le tre ore di durata, tralascia di dare una chiara collocazione spazio-temporale agli eventi, operando salti non ben definiti nella storia. Risulta quindi difficoltoso comprendere il tempo diegetico, se non affidandosi a saltuari elementi dialogici. Nel complesso si tratta un’opera nuova nel panorama dei film di maturazione. Intima, empatica, potente. E sicuramente intensa.

REGIA: Abdellatif Kechiche

ANNO: 2013

GENERE: Drammatico

DURATA: 179 minuti

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