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ASCOLI PICENO – A Palazzo Raffaello si tenta di costruire una strategia di tutela per la centrale del latte di Ascoli; il Piceno di mostra compatto per salvaguardare il lavoro, il patrimonio zootecnico e la green economy nostrana. Dopo la chiamata a raccolta del sindaco ascolano Guido Castelli, viene aperto un tavolo in Regione alla presenza dell’onorevole Amedeo Ciccanti e degli assessori al Lavoro Lucchetti e all’Agricoltura Malaspina, nonché i rappresentanti dei sindacati e di Coldiretti.

 

Unione d’intenti, dunque, per la questione ex Colac – Cooperlat; di fronte alle preoccupazioni che metterebbero in pericolo alcune realtà produttive e il loro indotto, il governatore Spacca ha dato mandato all’assessore Maura Malaspina di “contattare formalmente il presidente di Cooperlat in modo da chiarire il disegno complessivo dell’azienda” con l’obiettivo di tutelare l’occupazione e sostenere la filiera marchigiana del latte fresco e di qualità, attualmente composta da 15 cooperative di base che associano circa 100 stalle e 1000 produttori agricoli per un fatturato di 60 milioni di euro tra latte, latticini, semilavorati e derivati.

 

“Non si tratta esclusivamente di un problema occupazionale – ha sottolineato Spacca – ma più in generale di una strategia economica e sociale che la Regione Marche ha sposato sin dal 2002 per valorizzare i prodotti agricoli marchigiani e i progetti di filiera corta. Una strategia che ha dato i suoi frutti come dimostrano i dati molto positivi dell’export dell’agroalimentare marchigiano all’estero. Si tratta anche di una questione di salute, visto che gli alti standard della qualità della vita e di longevità che si registrano nelle Marche sono indissolubilmente collegati anche a ciò che mangiamo. Fino ad oggi – ha proseguito Spacca – non siamo entrati nel merito del piano industriale di Cooperlat che stiamo ancora aspettando. Appena ne avremo la possibilità verificheremo la coerenza degli obiettivi programmatici dell’azienda con le politiche regionali”.

Assunte queste informazioni torneranno a incontrarsi tutti i soggetti coinvolti per valutare la strada da intraprendere e – come spiega Spacca – l’eventualità di sostenere un soggetto alternativo per la distribuzione del latte certificato nelle Marche. “È tempo che la Cooperlat abbandoni la cosiddetta politica del carciofo, ovvero la chiusura volta per volta di siti produttivi, e presenti un vero piano industriale. – ha sottolineato il presidente di Coldiretti Marche, Giannalberto Luzi, assieme al direttore Costante Arosio – È necessario che le cooperative locali possano entrare nell’amministrazione del gruppo, come disposto dal Ministero; serve poi un impegno di tutti per rilanciare e mettere in trasparenza la filiera del latte marchigiano”.

La situazione potrebbe ripercuotersi sugli ignari consumatori che porteranno sulle loro tavole prodotti stranieri che spesso dettano la legge della concorrenza in fatto di prezzi; un boomerang che impoverirebbe ulteriormente le stalle presenti sul territorio marchigiano. “A sostegno della nostra iniziativa di salvaguardia della Centrale del Latte di Ascoli – commenta il sindaco Guido Castelli – i Comuni del territorio interessato saranno invitati ad approvare nei prossimi giorni una deliberazione consiliare di adesione e di protesta, a cui seguirà un consiglio comunale e/o provinciale aperto sull’argomento“.