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ASCOLI PICENO – I problemi legati al mondo del lavoro al centro del dibattito politico. Dopo il consiglio aperto sulla Coalac di sabato scorso, dove il Pd aveva abbandonato l’aula per protesta contro il primo cittadino Castelli, ora è la volta della Haemonetics con il candidato sindaco della lista civica Ascoli per Ascoli, l’avvocato Davide Aliberti, che lancia forti critiche a politici ed istituzioni.

L’occasione era una conferenza stampa indetta per discutere dei temi del lavoro, dove sono stati presentati due candidati che saranno presenti nelle liste che appoggeranno l’ex assessore alla Culture alle prossime elezioni comunali di maggio, Alessandra Prosperi e Domenico D’Antonio. E non poteva che essere la Haemonetics il tema dell’incontro visto che i due fanno parte dei cosiddetti “67 irriducibili” che non hanno firmato gli accordi sindacali proposti e che tuttora presidiano l’esterno della fabbrica. I motivi del loro appoggio ad Aliberti, spiegano i due operai, è che si sono sentiti abbandonati quando si sono rifiutati di aderire alla risoluzione proposta, ed allora da qui la scelta di aderire a questo movimento nuovo che ha come punto di riferimento una persona ritenuta seria e che da subito si è dimostrato molto vicino alle problematiche dei lavoratori.

“Molti politici cittadini sono lontani dalle problematiche legate al mondo del lavoro perché sono politicanti di professione, alcuni hanno anche maturato la pensione – spiega Aliberti – e non sanno cosa voglia dire la dignità del cercare di difendere il proprio posto di lavoro. Per noi cercare di risolvere questa crisi lavorativa è al primo posto del programma insieme alla questione morale. Nella vicenda Haemonetics ci sono molti lati oscuri e noi come lista civica vogliamo che si faccia chiarezza. Ho fatto diversi colloqui con le istituzioni circa questa situazione è ho la sensazione che questa sia una fabbrica ancora attiva, sono a conoscenza di due offerte di acquisto ma a me parlano solo di un gruppo intenzionato a rilevare lo stabilimento, come se ci fosse il preciso disegno su chi debba acquisire la fabbrica, così da poter sostituire gli operai che ora ci sono con altri magari di loro gradimento. Di fronte a queste continue chiusure è chiaro che i nostri amministratori abbiano scarsa rappresentazione a livello regionale e nazionale, qui ci si limita solo ad alzare le mani e a dichiarare che non si può far nulla, non c’è uno straccio di piano occupazionale a medio-lungo termine, con i casi del Polo Universitario non pronto da quindici anni e della Carbon ancora in fase di stallo sono esempi lampanti, sembra quasi che ci sia un volere di non far crescere questo territorio che avrebbe tante risorse ma non vengono sfruttate”.