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ASCOLI PICENO – Nel Piceno famiglie, artigiani e imprese stanno pagando oltre sette milioni di tasse in più al mese. Un salasso, mentre la crisi morde con maggiore ferocia. L’allarme arriva da Cna: “rispetto al 2012, infatti, il fisco nella nostra provincia ha incassato quasi 7 milioni di euro in più al mese nel 2013. Ovvero 33 Euro, e qualche centesimo, in più al mese per ogni abitante del Piceno, compresi i neonati“. Nel dettaglio – rileva sempre lo studio Cna – l’anno nero per i contribuenti Piceni è stato il 2012, quando la pressione fiscale è balzata dal 42 al 44 per cento circa, complice anche il calo del Pil. Nel 2013 – se questa può essere una consolazione – il fisco si è “limitato” a confermare nella sostanza le entrate, e anche la pressione fiscale, dell’anno precedente. Stessa musica, fino ad ora, anche per il 2014.

Nel 2013 la crescita del gettito è stata determinata per 423 milioni da imposte indirette (comprese quelle di competenza europea), per 220 milioni da imposte. In questo computo rientra anche la trasformazione delle “una tantum” in “una semper” che sono diventate entrate strutturali a carico di tutti i contribuenti e, in particolare, delle imprese.

“La responsabilità principale dell’aumento della tassazione – spiega Francesco Balloni, direttore provinciale della Cna – va addebitata alla trasformazione dell’Ici in Imu. La nuova imposta sugli immobili, che ha colpito selvaggiamente capannoni, laboratori, negozi, gli immobili strumentali insomma, quelli che creano lavoro e ricchezza diffusa, è costata ai contribuenti del Piceno intorno ai 49 milioni di Euro”.

“Questo senza dimenticare – aggiunge Luigi Passaretti, presidente della Cna di Ascoli – che l’impennata del 24 per cento dell’imposta di fabbricazione sui carburanti ha permesso al fisco di introitare maggiori entrate per oltre un mione e mezzo di Euro. Maggiori entrate di certo non dovute alla crescita dei consumi, che anzi si sono ridotti, ma appunto all’impennata della tassazione”.