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ASCOLI PICENO – In un campo vicino a Castel Trosino, venne scoperta nel 1893 una necropoli di epoca longobarda, ricca di preziosi reperti, che, dopo i dovuti controlli, sarebbero dovuti tornare nel luogo del ritrovamento. Riportando alla luce questo spaccato di storia la sezione ascolana di Italia Nostra reclama la restituzione degli importanti ritrovamenti. Non una espressione localistica e campanilistica, piuttosto un’occasione da cogliere per valorizzare la storia della città di Ascoli.

Sull’esempio dei musei internazionali, infatti, la presenza dei ritrovamenti di epoca longobarda porterebbero un notevole ritorno turistico ed economico alla città, tanto che in Francia si contano 8 mila visitatori, numero di gran lunga superiore alle presenze riscontrate nell’insieme di tutti i musei sparsi nella nostra Italia. Quindi, riportare i tesori di Castel Trosino nel nuovo Museo delle Civiltà Italiche ed esporre alcuni esemplari per avviare un percorso in grado di far avvicinare i visitatori all’anima profonda dei luoghi.

“Nella speranza che questo grande progetto si realizzi, riteniamo che la richiesta pressante di tutta la comunità ascolana di riavere i Tesori Longobardi di Castel Trosino debba essere finalmente soddisfatta in modo da consentirne l’esposizione nel prestigioso Forte Malatesta di Ascoli Piceno, già pronto per custodirli, proprio in vista della necropoli dove furono rinvenuti. – propone il presidente Italia Nostra, Gaetano Rinaldi –Dando avvio, magari, proprio con questo provvedimento al ridisegno moderno, coinvolgente, emozionante del panorama dei patrimonio culturale, ora per tanti aspetti grigio, del nostro grande e amato paese”.

E in un’ottica più ampia la sezione Italia Nostra di Ascoli riporta le parole spese per la Cultura nel 1893. “Il fare i musei come si facevano due secoli fa, raccogliendo oggetti, o curiosi, o preziosi per portarli in un museo centrale, è una idea, a cui si ribella assolutamente la scienza moderna. – dichiarò in Senato il Ministro – L’oggetto, oltre al suo peculiare valore, ne ha uno che gli viene dallo essere conservato là dove si rinvenne”.