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ASCOLI PICENO – “Bisogna avere fiducia e coraggio e occorre che ciascuno esca dal proprio piccolo orticello per coltivare assieme un grande giardino”. Con questo messaggio ai fedeli, il nuovo vescovo di Ascoli, Giovanni D’Ercole ha incontrato la stampa questa mattina per conoscere gli operatori e dare un segnale di apertura alla cittadinanza. “Sono stato accolto con moltissimo amore e sabato scorso ero davvero molto emozionato – ha raccontato il vescovo -. I miei primi passi sono partiti dagli ultimi e dalle persone che sono in difficoltà, il carcere, l’ospedale, gli anziani, i giovani, i disoccupati. Quando si mettono per primi gli ultimi si corre tutti assieme. Non voglio essere un protagonista, ma solo un servitore, una guida spirituale di un popolo“.

Sull’accoglienza ascolana, D’Ercole ha aggiunto: “ho percepito problematiche reali, dovute probabilmente a scelte sbagliate fatte nel passato, ma sono convinto che anche qui ci sia molta voglia di fare e di ricominciare. L’impegno di tutti può aiutare questo territorio a diventare meglio di com’era un tempo, ma occorre una sinergia reale tra tutti gli attori del sistema, stampa compresa. In me c’è sicuramente lo stato d’animo di qualcuno che vuole collaborare e le mie porte saranno sempre aperte a tutti”. Da giornalista, il vescovo ha fatto il punto anche sulla questione “comunicazione”: “credo che comunicare e informare voglia dire non solo raccontare una notizia, ma farlo bene e con l’intento di migliorare la società in cui viviamo. Vedo molto giornalismo disfattista e non mi piace. Siamo in un periodo di crisi e proprio per questo bisogna avere il coraggio delle grandi idee“.

Una promessa di Mons. D’Ercole è stata quella di portare i saluti della città a Papa Francesco e di cominciare a lavorare a un grande progetto così da portarlo direttamente ad Ascoli per un’eventuale inaugurazione. Il vescovo ha raccontato di conoscere Ascoli dal 1986, di essere molto orgoglioso dell’importante eredità lasciata da Montevecchi e sull’Aquila, in chiusura, ha chiosato così: “mi ha lasciato molte cicatrici, ma sono consapevole di essere arrivato nel momento del vero terremoto, quello post 6 aprile, fatto di rabbia, solitudine, tutti contro tutti. Ho sofferto molto, ma per come sono stato salutato, so che ne è falsa la pena”.