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ASCOLI PICENO – Si comincerà a guadagnare solo a partire da Ferragosto. Quest’anno gli artigiani e i piccoli imprenditori del Piceno dovranno aspettare il 15 agosto per poter dire di guadagnare con il proprio lavoro. Fino al 14, infatti, gli introiti delle loro imprese saranno interamente assorbiti dal fisco. È questo uno dei dati elaborati per la nostra provincia dall’Osservatorio permanente della Cna nazionale.

In appena 4 anni, dunque, quello che ormai molti analisti definiscono il “mostro a tre teste”, ovvero il sistema fiscale italiano che deve nutrire casse nazionali, regionali e comunali, ha letteralmente divorato 14 giorni di lavoro e di guadagni di chi ha un’attività in proprio ad Ascoli e provincia. “Sono dati inquietanti – commenta Luigi Passaretti, presidente della Cna Picena – che necessitano una riflessione risolutiva da parte di tutti per fare in modo di liberare finalmente risorse per chi lavora e dovrebbe produrre reddito per sè, per la propria famiglia e per la comunità di riferimento”.

E non è tutto. Nella classifica delle province italiane, Ascoli è nella parte bassa della classifica (precisamente al 69° posto) anche per quanto riguarda l’ammontare degli euro che, sempre dopo aver pagato le tasse, resterà in questo 2014 alle imprese. Nel 2011 a una nostra impresa “tipo”, usata come campione per la statistica, restavano 20.902 euro, quest’anno il margine si è ridotto a 19.706 euro, con un’erosione, sempre in quattro anni, pari a più di 8 punti percentuali. “Il calcolo di quanto resta di utile – spiega Francesco Balloni, direttore della Cna Picena – è stato fatto dal nostro Osservatorio nazionale prendendo a modello un’impresa manifatturiera artigiana con un laboratorio e un negozio, con 5 dipendenti, con un fatturato di 430mila Euro l’anno e con un reddito d’impresa di 50mila euro l’anno. Se consideriamo che molte delle nostre piccole imprese hanno volumi ancora inferiori a questi, si comprende bene che quei 20mila euro scarsi che restano nella disponibilità dell’imprenditore sono un reddito al limite del sostentamento e che preclude, o rende proibitiva, ogni possibilità di investire per innovazione e crescita aziendale”.

Gli stessi dati dell’Osservatorio Cna disegnano una situazione marchigiana diffusamente difficile, con Ascoli che con il suo 3,4 per cento di aumento dal 2011 di pressione fiscale va meno peggio delle altre province. Maglia nera Pesaro, con una pressione al 67 per cento, ovvero più 8,5 punti percentuali in 4 anni. Meno peggio, sempre ad Ascoli, per l’incremento dei giorni di lavoro per il fisco. Con i suoi 13 giorni e la “liberazione” a partire dal 15 agosto, infatti, il Piceno condivide la posizione con Ancona (anche i dorici più 13 giorni in 4 anni e fine del lavoro per il fisco il 22 agosto). Seguono Fermo (più 16 giorni e ultimo giorno il 19 agosto), Macerata (fine il 25 agosto, più 19 giorni), Pesaro (fine 2 settembre, più 31 giorni pro fisco rispetto al 2011).