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ASCOLI PICENO – Cinquecento euro a testa, neonati e ultracentenari compresi. È questo il prezzo che negli ultimi cinque anni ogni abitante del Piceno ha dovuto pagare per colpa della crisi e soprattutto della gravissima restrizione del credito. La Cna di Ascoli ha elaborato i dati della Banca d’Italia e del Centro studi della Camera di Commercio e, a parte il dato “simbolico” dei 500 euro procapite, evidenzia che dal 2010 all’avvio del 2015 il sistema imprenditoriale del nostro territorio ha ricevuto qualcosa come 109 milioni di Euro in meno dalle banche. “Ovvero in cinque anni – precisa Massimo Capriotti, direttore provinciale di Fidimpresa Marche – piccole e medie imprese dell’artigianato, del commercio e dell’agricoltura, hanno visto ridursi del 27,11 per cento il flusso di danaro erogato dalle banche”.

“Registriamo – continua Capriotti – in questo primo trimestre sicuramente qualcosa di positivo. Un terzo delle imprese della Provincia cominciano a riconsiderare, dopo anni di buio, alla possibilità di un finanziamento per innovazione mentre il credito alle famiglie cresce addirittura del 49 per cento. Ma ci sono degli altri elementi che testimoniano ancora forte difficoltà: di questo 49 per cento la stragrande maggioranza di chi accede a un mutuo sono famiglie over 35, quindi i giovani e l’occupazione ancora sono fermi. E nel contesto del dato buono degli investimenti per innovazione sono purtroppo soprattutto i piccoli imprenditori che continuano ad avere forte difficoltà di accesso”.

PICENO QUARTULTIMO IN ITALIA – “Il crollo del credito, da noi più volte denunciato – aggiunge Francesco Balloni, direttore della Cna Picena – ha fatto sì che in questo terribile quinquennio, secondo i dati diffusi dalla Banca d’Italia, la nostra Provincia finisse al quartultimo posto, fra tutte quelle italiane, riguardo all’erogazione di finanziamenti della banche al tessuto produttivo del territorio. Oggi presentiamo anche l’azione che Cna e Fidimpresa stanno avviando per supportare la diffusione e l’accesso ai nuovi bandi della Regione. Sono importantissimi perché si riferiscono ad asset fondamentali, ovvero digitalizzazione, innovazione, tracciabilità e commercializzazione”.

LE IMPRESE. ALCUNI DATI – “Uno degli effetti di questo crollo dell’erogazione di fondi – precisa Luigi Passaretti, presidente della Cna di Ascoli Piceno – l’ennesimo anno negativo per quanto riguarda il saldo fra l’apertura di nuove imprese e la chiusura di altre e la perdita di un altro mezzo punto percentuale sul fronte occupazionale”. E infatti – i dati sono della Camera di Commercio di Ascoli Piceno – anche nell’ultimo trimestre 2014 per il movimento delle imprese Picene è andata male. Sono state 310 quelle che hanno aperto i battenti contro le 352 che hanno cessato l’attività. Andando a vedere i dati elaborati dalla Cna Picena nel dettaglio, numeri assolutamente preoccupanti per quanto riguarda l’imprenditoria giovanile e quella femminile. Nel primo caso, dal 2012 al 2015 sono calate del 23,4 per cento le aperture di attività con un titolare under 35. E sono scese del 14,2 per cento quelle “in rosa”, ovvero quelle avviate da un’imprenditrice.

La Cna Picena ha stimato che per effetto della perdurante crisi la percentuale di imprese artigiane, rispetto a tutte quelle registrate in Camera di commercio, sono passate in due anni dal 30,1 per cento al 29,2 per cento. Inoltre, per tornare al dolentissimo fronte del credito, da un’indagine a campione realizzata a livello nazionale, emerge che per quanto riguarda il Piceno anche nel 2014 il 52 per cento dei piccoli imprenditori ha chiesto un finanziamento alle banche per sopperire a problemi di liquidità e non per investimenti. E fra chi si è rivolto in banca, il 46,9 per cento ha messo al primo posto delle negatività la richiesta di eccessive garanzie, al secondo posto (il 22,9 per cento degli intervistati) le procedure troppo lunghe e al terzo posto (il 21,9 per cento) i tassi troppo elevati applicati dagli istituti di credito. L’analisi della Cna di Ascoli rileva infine che, nonostante questo quadro a tinte fosche, sempre nel Piceno, nel secondo semestre del 2014 il 26,7 per cento delle imprese ha provato a chiedere un finanziamento per fare degli investimenti. Nel primo semestre del 2014 lo avevano chiesto solo il 23,3 per cento delle aziende. E nel 2012 appena il 16,8 per cento. Nel primo trimestre 2015 questa percentuale è salita al 34 per cento. “Una voglia di resistere e comunque di crescere a aggiornasi – conclude il presidente Passaretti – che non può continuare a passare sotto silenzio e che richiede un impegno forte di tutti, istituzioni in primis, per far sì che le banche ricomincino davvero a finanziare sogni, idee e progetti per la crescita di tutti”.

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