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ASCOLI PICENO – Dopo il successo del primo appuntamento del Festival dell’Appennino, intitolato La Repubblica degli Gnomi e dei Folletti che si è tenuto lo scorso 2 giugno a Montemonaco, la manifestazione continua il suo percorso folkloristico e questa volta focalizza l’attenzione sul sistema di trasporto del legname in tronchi lungo il fiume Castellano, il quale ancora oggi segna parzialmente il confine fra Marche e Abruzzo.

LA STORIA – “Nel lontano 1870, alcuni alacri Veneti, che esercitavano l’industria della Fluitazione nelle loro contrade, visti esauriti i loro boschi, decisero di trovarne altri, per proseguire la loro fiorente industria. Fiduciosi, scesero per le lunghe valli dell’Appennino e, cammina… cammina… finalmente si imbatterono con quel grande Bosco Martese sito alle pendici del monte ‘Pizzo di Sevo’ prov. di Teramo, ove vegetavano da secoli, maestosi, colossali alberi di Faggio”. Così inizia il racconto di Costantino Caucci e la storia di un mestiere che nell’Ascolano impiegava più di 1250 anime fra uomini e donne, in quanto fino al 1903 fu considerata “l’industria più attesa e benefica”. Nel XIX secolo padroneggiava ancora quella che può essere considerata la civiltà del legno che adoperava circa dieci mila metri cubi di questo prezioso materiale per fabbricare mobili, cuocere laterizi, ma soprattutto per animare il focolaio domestico, su cui si lavavano i panni, si lasciavano bollire le pietanze e la sera, prima di coricarsi, diventava il luogo attorno al quale radunare l’intero nucleo familiare. In qualche modo, grazie a quel legname sono state partorite e poi trasmesse le leggende che hanno segnato il carattere della nostra cultura popolare.

LA MOSTRA – Ad accogliere il visitatore nel piazzale antistante la Cartiera Papale vi è un’istallazione composta da tronchi di faggio che lascia presagire il tema curioso e antropologicamente interessante della mostra Il Fiume di legna, 1870-1903. La fluitazione del legname lungo il Castellano dai Monti della Laga ad Ascoli, la quale si snoda in modo coinvolgente lungo una delle sale dell’edificio che nei secoli ha rappresentato il cuore dell’economia locale. Fra le solenni pareti in travertino il prof. Tonino Ticchiarelli ha allestito le pagine di una storia affascinante che può essere letta e ricordata dall’intera collettività ascolana da sabato 6 giugno fino a domenica 30 agosto, ogni sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19. La stanza dedicata all’esposizione è divisa da un tronco di faggio lungo circa 10 metri. Grazie alla sua maestosità ricorda le poesie dell’impresario Costantino Caucci, in cui l’arbusto viene sempre trascritto in maiuscolo per celebrarne il prestigio quasi divino. Fra le relazioni e le rime ispirate dalla natura e dalla fluitazione, i ricordi di una famiglia che ha tracciato la storia lavorativa di Ascoli, gli attrezzi fedelmente riprodotti o recuperati nel paese di Valle Castellana, col sottofondo rilassante delle acque del fiume Castellano che mostra i suoi gorgoglii attraverso un video proiettato su parete, il visitatore può ammirare 71 riproduzioni fotografiche tratte perlopiù dall’Archivio Anna Maria Caucci, tutte corredate dalle originali didascalie poetiche del Caucci. Queste narrano un mestiere che impiegava più di 100 boscaioli (d’estate) per tagliare la legna; più di 100 operai (d’inverno) per trasportarla al greto del Castellano; più di 150 operai (di primavera) per farla defluire sulle sue acque; più di 700/1000 operai (di maggio) per estrarla dal Castellano.
L’inaugurazione di questa iniziativa sarà preceduta alle 15 dalla premiazione dei vincitori del Concorso fotografico Momenti del Festival dell’Appennino a cura dell’Associazione Punti di Vista e alle 15.30 dalla Giornata di Studi e di Approfondimento sulla Fluitazione e il Castellano.

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