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ASCOLI PICENO – Le tasse sugli immobili produttivi dividono l’Italia degli imprenditori. Il fisco colpisce capannoni, laboratori, strumenti di lavoro con una “giungla” di aliquote diverse. Le più penalizzate sono le aziende dell’Umbria che, tra Imu e Tasi, subiscono un’aliquota del 10,34 per mille, ma non va molto meglio alle imprese delle Marche, che vedono tassati, tra IMU e Tasi, i loro beni strumentali con un’aliquota del 10,07 per mille (solo sette regioni applicano aliquote maggiori).

I DATI – Le elaborazioni dell’Ufficio studi di Confartigianato su dati di ITWorking mostrano che l’aliquota media di Imu e Tasi è, a livello nazionale, del 9,97 per mille, ma con scostamenti molto significativi nelle diverse zone del Paese. E, quel che è più grave, tra il 2012 e il 2014, la tassazione sugli strumenti di lavoro delle imprese è aumentata del 18,4%, mentre nello stesso biennio le tasse sulle abitazioni principali sono diminuite del 10%. In media, in due anni ciascun imprenditore ha subito un aumento di 138 euro della pressione fiscale sugli immobili produttivi. La ricognizione di Confartigianato mostra le profonde differenze del prelievo fiscale sugli immobili d’impresa nelle diverse aree del Paese, sia in ambito regionale che in quello provinciale.

LE MARCHE – Nella nostra regione ad esempio, i capoluoghi di provincia mostrano aliquote anche significativamente differenti tra loro: se ci soffermiamo alla sola IMU rileviamo che l’aliquota più bassa si registra ad Ancona con il 9,21 per mille (64° posto nel ranking nazionale), seguita da Ascoli con il 9,46 per mille (46° posto), Pesaro-Urbino con il 9,54 per mille (40° posto), Fermo con il 9,93 per mille (12°) e Macerata, con l’aliquota più alta (9,94 per mille, 11° posto nella classifica nazionale). Se invece facciamo riferimento alla sola TASI vediamo che nella nostra regione l’aliquota più bassa è applicata da Fermo (0,18 per mille, 98° posto) seguita da Macerata (0,39 per mille, 78° posto), da Ancona (0,45 per mille, 71° posto), da Pesaro-Urbino (0,67 per mille, 43° posto) e da Ascoli Piceno (0,90 per mille, 20° posto). Sicuramente più interessante è il dato cumulato IMU-TASI: in questa graduatoria troviamo al 79° posto Ancona con il 9,66 per mille, al 38° posto Fermo con il 10,11 per mille, al 22° posto Pesaro-Urbino con il 10,22 per mille, all’8° posto Macerata con il 10,33 per mille ed al 6° posto Ascoli Piceno con il 10,36 per mille.

“Su laboratori, macchinari, capannoni – sottolinea Natascia Troli, presidente Provinciale di Confartigianato Imprese Ascoli Piceno – si concentra un prelievo fiscale sempre più forte, aggravato dalle complicazioni derivanti dalla giungla di aliquote diverse. È assurdo tassare gli immobili produttivi delle imprese come se fossero seconde case o beni di lusso. Come si può essere competitivi con una zavorra tanto pesante sulle spalle?
Che fine ha fatto l’annunciata riforma della tassazione immobiliare all’insegna della semplificazione e della riduzione delle aliquote? Se poi a questo aggiungiamo che vi è su detti beni un aggravio del prelievo fiscale sulle imprese causata dalla ‘indeducibilità’, creando l’effetto perverso di ‘ulteriori tasse sulle tasse’ (lo scorso anno essa, tra maggior prelievo IRPEF/IRES e IRAP ha determinato una spesa di 1.403 milioni di euro, contribuendo ad incrementare di un ulteriore 19,5% la tassazione degli immobili strumentali delle imprese) si comprende facilmente che l’impresa viene ancora una volta considerata come una ‘mucca da mungere’”.

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