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Domenica 18 Ottobre c’è stato al Palariviera un incontro dedicato al rapporto tra arte e letteratura. Mi è stato chiesto per l’occasione di preparare una breve relazione sul tema, cercando, partendo dalla mia formazione filosofica, di individuare alcune tematiche ricorrenti e i legami di fondo tra queste due forme di espressione. Ovviamente, a parte l’ansia e il totale senso di inadeguatezza (che non starò a raccontarvi ma che vi assicuro era la sfumatura principale di tutta la mia percezione della bellissima serata), mi sono subito venuti in mente un sacco di quadri e soprattutto di libri che in qualche modo possono ritenersi simbolo di tale rapporto. Per preparare l’intervento mi sono dunque messa a caccia, qui in libreria, di alcuni testi che adesso voglio condividere con voi spiegandone la scelta e cercando di far passare al meglio la visione che mi sono fatta a riguardo.

Sono sempre stata convinta che l’uomo percorre molte vie, spesso sbagliando e perdendosi, ma la meta, per quanto inconscia e poco evidente, anche a se stesso, sia unica: la verità e il bene. Perdonatemi, so che può sembrare scontato ma, sebbene io non sia religiosa o particolarmente fiduciosa nelle “magnifiche sorti e progressive”, non posso far a meno di pensare che in fondo tutti vorremmo un mondo più giusto e felice. L’arte e la letteratura sono due cammini, diversi e complementari, attraverso qui l’uomo cerca di esprimere questa sua ricerca. Cammini che si integrano tra loro e che a mio giudizio non sono meno valido o meno importanti di discipline più severe come possono essere le scienze o la filosofia. Molte strade ma l’obiettivo è unico. Se noi leggiamo un passo di Kant in cui ci viene esplicato il concetto di Regno dei Fini o se guardiamo un quadro di Tiziano quello che sentiremo a livello inconscio (e che spesso traduciamo con la parola bellezza) è un senso di riconoscimento di perfetto accordo con il nostro essere. Il bello ci piace perché ci offre una visione “evidente” di un bene che ci portiamo dentro. Allo stesso modo leggete una poesia, anche solo un verso, come ad esempio questo passo di Montale: “Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale”. Lo vedete il poeta e la sua amatissima moglie che scendono le scale di casa, magari imbacuccati nei cappotti una fredda mattina, vedete in modo quasi materico l’amore che li unisce. A me sembra di vedere il braccio di Montale, la spessa montatura degli occhiali di “Mosca” (quasi cieca) che si affida al suo amato per via della miopia. Tutti percepiamo che oltre le parole cosi musicali c’è una verità: quella dell’amore.

Ecco a mio giudizio arte e letteratura sono questo: visioni di ciò che con il pensiero facciamo una gran fatica a spiegare. Per approfondire questo tema vi segnalo dunque “Il bene e il bello” di Ermanno Bencivenga, che espone in modo chiaro ed evidente alcuni dei temi che vi accennavo sopra.

A seguire una bellissima raccolta di riflessioni legate a grandi opere realizzata da una eccellente scrittrice: “Il museo del mondo” di Melania Mazzucco.

Concludo con un libro ironico e colto che si concentra sull’arte più recente quella del ‘900 che proprio per il suo progressivo distacco dai canoni più classici, a volte può sembrare “difficile”: “Il secolo spezzato delle avanguardie” di Daverio.

Buona lettura e buona visione, in questo caso ci vuole. A presto e scrivetemi su info@bibliodiversita.it.

 

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