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ASCOLI PICENO – La Cna di Ascoli Piceno tira le somme imprenditoriali di questo 2015 che volge alla conclusione. Stando ai numeri sono le piccole e micro imprese la “punta di diamante” della ripresa che il Piceno ha cercato di agganciare in questo fine 2015. “Se anche gli altri settori seguissero lo stesso passo delle piccole – è il commento di Luigi Passaretti, presidente della Cma di Ascoli Piceno – anche il nostro territorio galopperebbe. Questo del risveglio delle piccole imprese è a nostro avviso uno dei dati più significativi che emerge dallo studio di fine anno che la Cna di Ascoli ha compiuto utilizzando i propri canali informativi,  i dati di Unioncamere e le elaborazioni del Centro studi della Cna regionale delle Marche”.

L’OCCUPAZIONE – Anche nel 2015, complessivamente, l’occupazione nel Piceno non ha purtroppo invertito il trend negativo. Analizzando i dati a disposizione ai primi novembre, e proiettandoli a fine anno, la stima del dato occupazionale è quantificabile in un ulteriore meno 1 per cento per il 2015 rispetto al 2014. Una disoccupazione in frenata, comunque, visto che nei precedenti 10 anni il numero dei senza lavoro è quasi raddoppiato: dal 6,9 per cento del 31 dicembre 2004 al meno 11,9 per cento del 31 dicembre 2014.

LE MICRO E PICCOLE IMPRESE COL PIEDE SULL’ACCELERATORE – A novembre 2015 l’occupazione nelle micro e piccole imprese è aumentata dello 0,3 per cento rispetto a ottobre. È il terzo incremento consecutivo che permette alle micro imprese di chiudere il trimestre settembre-novembre con un risultato particolarmente positivo (più 0,9 per cento) che contrasta con la flessione verificatasi nello stesso periodo del 2014 (meno 0,4 per cento). Dall’inizio del 2015 l’occupazione per le imprese del settore artigiano e commerciale con meno di dieci addetti ha segnato una variazione complessiva pari a più 3,3 per cento, quasi tre volte superiore a quella messa a segno nel periodo gennaio-novembre 2014 (più 1,2 per cento).

LE APERTURE E LE CESSAZIONI: “RESISTE” IL SEGNO POSITIVO – Si tratta di uno dei dati più significativi elaborati dal Centro studi della Cna regionale delle Marche per la nostra provincia. Ovvero, per le piccole e medie imprese del Piceno fra occupazione, fatturato e iscrizioni – dopo anni di segno meno in tutti i parametri – è confermata l’inversione di tendenza. Fra gennaio e novembre 2015, infatti, nel Piceno il saldo fra le imprese che hanno aperto (1.082) e quelle che hanno chiuso i battenti ( 1.057) e tornato sia pur di poco (25) positivo.

IL PICENO VERSO LA MODERNIZZAZIONE – In frenata anche l’emorragia delle imprese. A dicembre 2013 le imprese iscritte alla Camera di commercio di Ascoli Piceno erano 21.282. A fine 2014 erano scese a 21.078. A novembre di quest’anno erano 21.035. Stabile per tutto il 2015 la percentuale delle imprese artigiane: 29 per cento del totale. Ma c’è un altro dato che rende l’idea di un trend per fortuna in via di significativa modifica rispetto agli ultimi anni: alla fine del terzo trimestre del 2013 il saldo fra le imprese che aprirono e quelle che chiusero fu di meno 245; alla fine del terzo trimestre 2015 è stato di più 55. “La vocazione artigiana del territorio – aggiunge Francesco Balloni, direttore della Cna Picena – dovrà essere sempre più percepita non come un limite ma come un’opportunità in più. Innovazione, start-up in crescita e altri indicatori disegnano una strada chiara e precisa che un’associazione datoriale come la nostra, leader sul territorio, dovrà percorrere anche in questo prossimo 2016. Nuovi mercati e nuove linee di produzione e per le quali micro e piccole imprese hanno competenze eccellenti. Con un solo handicap, quello dimensionale. Per questo da anni come Cna stiamo lavorando per consolidare la cultura della sinergia, del fare rete e sistema pur non snaturando il lavoro artigiano che è unico proprio perché frutto dell’ingegno e della fatica dei singoli. I dati occupazionali parzialmente in ripresa confermano il valore della formazione e della riqualificazione professionale che paga. Così come quelli dei fatturato e dell’esportazione che premiano saper fare ed eccellenze”. Il mese di novembre ha segnato anche un consolidamento delle condizioni del mercato del lavoro. L’aumento del numero di occupati è stato infatti determinato sia dall’aumento della domanda di lavoro (tra gennaio e dicembre 2015 le assunzioni sono aumentate del 4,4 per cento rispetto allo stesso periodo 2014) sia della diminuzione delle cessazioni (meno 4 per cento rispetto al 2014).

I CONTRATTI A TEMPO INDETERMINATO – Sempre nel periodo gennaio-novembre 2015 le assunzioni con contratti a tempo indeterminato sono aumentate del 9,2% e risultano applicate al 30,9% dei nuovi assunti dalle imprese artigiane e commerciali con meno di dieci dipendenti. Le assunzioni a tempo determinato sono cresciute in misura simile (8,3%) ma interessato una platea ben più ampia (il 56% circa dei lavoratori). In diminuzione risultano invece le assunzioni realizzate con contratti di apprendistato (meno 11,2%) e con altre forme contrattuali (meno 27,9%).

OVER 50 OCCUPATI E MENO UNDER 34 DISOCCUPATI – Sempre analizzando il dato delle piccole imprese della provincia sono da segnalare altri due dati di alto valore, sia riguardo la loro concretezza (perché accreditati dall’analisi statistica dei primi 10 mesi del 2015), sia riguardo il loro valore in prospettiva 2016. Da gennaio 2013 a novembre 2015 è salita – nel paniere dell’occupazione – di ben 4,7 punti percentuali la quota delle assunzioni di over 50. All’opposto, ma sempre retaggio di una grave criticità per il Piceno, i non occupati fra i 25 e i 34 anni erano il 42,6 per cento del totale a ottobre 2014 mentre sono scesi al 39,8 per cento a ottobre 2015.

L’INNOVAZIONE – Nel 2015 in provincia di Ascoli Piceno sono nate 14 start-up innovative. Ne erano nate 5 nel 2013 e addirittura solo una nel 2010. Un incremento che ha portato la provincia (elaborazione di Unioncamere su dati InfoCamere) Picena al primo posto regionale riguardo l’incidenza di chi avvia un’attività in base a un progetto innovativo e creativo. A fine 2015, infatti, nella nostra provincia sono state il 18 per mille le imprese di questo genere, appunto ogni mille nuove imprese avviate. Proporzione che mette in fila il resto della regione: Ancona (11,5 per mille), Pesaro Urbino (8,7 per mille), Macerata (7,1 per mille), Fermo (5,7 per mille).

L’INCOGNITA DEL CREDITO E LE BANCHE – Con il 23  per cento di sofferenze di cui il 5,2 per cento nell’ultimo anno e  il 35,6 per cento di crediti deteriorati, il timore è che le banche marchigiane nel 2016 penseranno più a rafforzarsi e a consolidare il patrimonio che a dare credito alle imprese. Anche perché i sessantasette istituti di credito operativi nella regione hanno ‘in  pancia’ anche il 12,5 per cento di crediti scaduti, incagliati o ristrutturati. Fatica a riprendere il flusso di credito alle piccole imprese. Nelle Marche ammontano a 6.347 milioni di euro rispetto ai 6.591 milioni di dodici mesi fa, con un calo del 3,7 per cento, pari a 244 milioni di euro. Complessivamente i marchigiani si sono fatti prestare dalle banche 43.104 milioni di euro con una riduzione dello 0,3 per cento rispetto a un anno fa, pari a 130 milioni di euro.  Alle imprese sono andai 25.910 milioni di euro di cui 19.563 a quelle medio grandi mentre le amministrazioni pubbliche sono debitrici verso il sistema bancario di 1.733 milioni di euro e le società finanziarie di altri 1.917 milioni di euro.  Le famiglie hanno ottenuto prestiti per 13.358 milioni di euro di cui il 57,1 per cento per acquistate casa, il 16,7 per cento per il credito al consumo e il restante 26,1 per cento per altre esigenze familiari. “Con la crisi i tempi di riscossione dei crediti dai clienti nel 2015 si sono allungati per il 30,5 per cento delle imprese – precisa Massimo Capriotti, direttore provinciale di Fidimpresa Marche – che si trovano così sempre più spesso in crisi di liquidità e finiscono col fare da banca alle imprese più grandi, cui concedono dilazioni creditizie che a loro non sono concesse. Nel 2016 sono programmati interventi, sia nazionali che regionali, molto interessanti per le imprese. L’auspicio, va ribadito con forza, è che a fronte di questa apertura di credito e di fiducia non ci si ritrovi con un ulteriore giro di vite da parte delle banche per motivi esclusivamente interni agli istituti”.

 

L’IMPEGNO DELLA CNA PICENA PER L’EDILIZIA – Nuove opportunità per le piccole imprese del Piceno grazie alle ristrutturazioni dei centri storici e all’efficientamento energetico. E’ questa l’analisi della Cna di Ascoli su questo importante comparto che è da sempre cartina di tornasole di tutta l’economia di un territorio. “Già in fase di elaborazione – conclude Francesco Balloni, direttore provinciale della Cna – la nostra Associazione ha espresso una sostanziale valutazione positiva sul provvedimento di riforma del Codice degli Appalti Pubblici perché in esso si ritrovano principi condivisi e promossi dalla Associazione. Come, ad esempio quello del miglioramento delle condizioni di accesso agli appalti pubblici da parte delle micro e piccole medie imprese. Sia attraverso l’incentivazione della suddivisione in lotti degli appalti, da rendere comunque più incisiva nei successivi dispositivi normativi, sia attraverso la regolamentazione dei subappalti. Un provvedimento indispensabile visto che anche i dati dei primi tre trimestri del 2015 segnalano nel Piceno il continuare della flessione delle imprese del settore, meno 54 rispetto allo stesso periodo del 2015”.

LA DEMOGRAFIA DELLE IMPRESE – I dati disponibili (fonte Centro Studi Sistema della Cna regionale delle Marche) sulla demografia d’impresa per il 2015 (quelli relativi ai primi nove mesi dell’anno) mostrano che vi è stata una tenuta del numero delle imprese, aumentato leggermente (di 25 unità). I dati disponibili non consentono ancora di attribuire ai singoli settori un’ampia parte delle nuove imprese (le quali, infatti, risultano ancora “imprese non classificate” nei registri delle Camere di Commercio). Proprio l’ampiezza del numero delle imprese ancora non classificate evidenzia un aspetto importante: le nuove imprese che si immettono sul mercato non sono facilmente riconducibili ai settori tradizionali, manifatturieri o del terziario. E questo perché – presumibilmente – si avviano a operare secondo modalità innovative e non facilmente collocabili. Talora le nuove imprese nascono per operare in ambiti misti, a cavallo tra settori differenti, con attività che possono ricadere in più di un settore dei servizi oppure in attività manifatturiere e di servizio contemporaneamente. Ciò avviene, ad esempio, quando nell’obiettivo di valorizzare un proprio prodotto se ne realizza anche la manutenzione o l’assistenza nelle riparazioni.

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